Aiuto
al Myanmar (Birmania)
Il
Pontificio istituto missioni estere (PIME) lancia una
campagna di raccolta fondi per l’emergenza nel sud del
Paese. Continua a salire il bilancio delle vittime e l’allarme
sanitario, ma per la giunta la situazione “va
normalizzandosi”. Tonnellate di aiuti alimentari dell’Onu
aspettano ai confini il permesso di ingresso dal regime
militare. La gente comincia a vendere i gioielli di famiglia
al mercato nero per riuscire a mangiare.
Lettera
della Direzione Generale (DG) del PIME
Carissimi confratelli, avrete
sicuramente letto e sentito in questi giorni le notizie
provenienti dal Myanmar sulle conseguenze disastrose del
ciclone Nargis nella regione del delta del fiume Irrawaddy
fino a Yangon, la capitale. Purtroppo la situazione si sta
rivelando sempre più grave e, come sempre accade, i più
deboli sono anche i più colpiti. P. Raffaele Manenti,
Delegato del PIME a Bangkok ha raggiunto Yangon lunedì
scorso e sostenuto il personale di New Humanity (NH) che
lavora da anni in questo paese. Fortunatamente lo staff di
New Humanity presente a Yangon sta bene, e si è
immediatamente attivato per fare una valutazione dei danni
subiti e per pianificare immediate azioni di soccorso, a cui
seguiranno, nel tempo, anche interventi più pianificati,
mirati e a medio / lungo termine. NH è un'organizzazione
che da anni opera in Myanmar principalmente nei settori
dell'istruzione e dell'assistenza a bambini e disabili,
anche grazie ad una rete consolidata di partner locali.
Insieme a loro lavoreremo per portare sollievo immediato e
per costruire le premesse necessarie per poter tornare a
guardare verso il futuro, in condizioni rese ancora più
difficili da questo evento.
La DG assieme al Centro PIME di Milano
ha lanciato una campagna
per la raccolta di fondi da destinare al Myanmar.
Vi chiediamo di aderire a questa
campagna di solidarietà nei modi che riterrete più
opportuni, per contribuire al nostro impegno in Myanmar,
anche semplicemente diffondendo questa informazione.
SANAMU MIETA ( ti sono vicino con
amore) è il nome dell'operazione di emergenza in lingua
locale.
Questo é il canale ufficiale del PIME
sia di informazione che di raccolta per gli aiuti di
sostegno alle popolazioni colpite dal ciclone in Myanmar.
Chiediamo a tutte le persone che vogliono collaborare con
questa iniziativa di rimanere in rete e di utilizzare
unicamente questo canale per essere maggiormente efficaci e
anche per mantenere una maggior trasparenza verso i
donatori.
A nome di tutta la Direzione Generale
vi ringrazio e vi terremo aggiornati sugli sviluppi futuri.
Preghiera, solidarietà e gratitudine
sono i sentimenti con cui a nome della DG vi saluto
Roma, 09 maggio 2008
p. Alberto
Zamberletti, Assistente Generale
Lettera di P. Angelo, missionario del PIME, sul CICLONE IN BIRMANIA
Da Bangkok 8 maggio 2008
Cari parenti e amici, penso che tutti siate a conoscenza
dell'immane tragedia che ha colpito la Birmania (Myanmar).
Qualcuno di voi ha sentito la mia voce (intervistato
telefonicamente da Sat 2000) in qualche telegiornale di
lunedì sera. Noi del Pime abbiamo del personale che lavora
in Myanmar col nome di "New Humanity", una ONG con
scopi umanitari (dato che il lavoro di evangelizzazione
diretta non vi è permesso). Lunedì mattina uno di noi è
riuscito a volare a Rangoon (Yangon) ed è tornato qualche
ora fa con dati alla mano riguardo alle zone non lontane da
Rangoon dove New Humanity lavora da anni. Non sono le zone
col massimo della distruzione (che invece è avvenuta nei
tanti villaggi sparsi sul delta del fiume Irrawaddi, al sud
di Rangoon, dove non si riesce ancora ad arrivare con gli
aiuti nel mare di fango che le onde più alte delle capanne
vi hanno riversato); tuttavia anche nelle zone attorno a
Rangoon i danni materiali sono ingenti e la situazione di
sussistenza si deteriora di ora in ora per mancanza di
elettricità ed acqua per una popolazione di 6-7 milioni. I
nostri di New Humanity sono già al lavoro, soprattutto per
raggiungere i 5 mila disabili della zona dei quali N.H. si
prendeva cura e che ora sono i più abbandonati: alcuni di
loro, soprattutto bambini, sono già morti di stenti. New
Humanity può portare e distribuire direttamente aiuto,
avendo il permesso di introdurre dollari nel Paese facendo
poi rapporto agli organi governativi. E' il modo migliore,
più rapido e più sicuro per aiutare. Stiamo aprendo conto
in dollari a Nome di New Humanity in una banca qui a Bangkok
dove faremo trasferire gli aiuti che il PIME di Milano sta
raccogliendo. L'invio di una grossa cifra a mezzo Pime
riduce i costi bancari. Voi stessi comunque, se lo
preferite, potrete inviare direttamente su tale conto (che
vi comunicherò appena ne avremo il numero), ma solo in
dollari ( che in Italia si comprano bene con gli Euro e in
Birmania si cambiano meglio degli Euro. Stranezze della
finanza internazionale!). Per chi sa pregare... è l'aiuto
di cui quella povera gente ha più bisogno.
Cordiali saluti.
P. Angelo Campagnoli, PIME
Yangon (Myanmar) – Anche
il Pontificio istituto missioni estere (Pime),
da 150 anni presente in Myanmar, si unisce
alle realtà umanitarie di tutto il mondo e
corre in aiuto della popolazione colpita dalla
furia del ciclone Nargis. Il Pime (...) lancia una campagna di raccolta fondi per “portare
soccorso immediato con beni di prima
necessità”.
A sei giorni dal
disastro (avvenuto sabato 3 maggio) intanto non smette di salire il
bilancio dei morti. Oggi la cifra confermata
è di 110mila, stando all’agenzia Mizzima
News. Un’ecatombe che si avvicina a quella
provocata da un altro ciclone nel 1991 in
Bangladesh (143mila morti). Nella sola area di
Labutta, nel sud-ovest del Paese, le vittime
sono arrivate a 80mila, secondo fonti
militari.
Richard Horsey,
portavoce dell'Ocha, l'Agenzia delle Nazioni
Unite per il coordinamento degli affari
umanitari con sede a Bangkok, parla di circa
5mila km quadrati di terre sommerse dall’acqua
e più di un milione di persone in urgente
bisogno di aiuto. Secondo l'Onu, è il delta
dell'Irrawaddy "il punto nevralgico"
per gli aiuti, perché "occorrono
battelli, elicotteri e camion".
Le operazioni di
soccorso stanno combattendo una corsa contro
il tempo per contenere il rischio epidemie. I
cadaveri in decomposizione e la mancanza di
acqua potabile fanno temere contagi da tifo,
dissenteria e malaria.
Nonostante l’allarme
sanitario, la giunta birmana continua a
ritardare i permessi d’ingresso a personale
e carichi delle agenzie umanitarie
internazionali, tutte già mobilitate per l’emergenza.
Lo staff Onu in Thailandia aspetta ancora i
visti, mentre gli aerei del World Food
Programme con 40 tonnellate di biscotti
energetici sono fermi a Dhaka e Dubai in
attesa del via libero da Naypytaw.
Hanno, invece, ricevuto
oggi l’autorizzazione a volare su territorio
birmano gli Stati Uniti. Aerei militari con
aiuti arriveranno tra massimo due giorni,
riferiscono da Bangkok, che ha mediato tra i
due Paesi, da tempo ai ferri corti. Dopo la
repressione delle proteste dei monaci di
settembre Washington ha imposto sanzioni
economiche al regime e continua a fare
pressioni per il rispetto dei diritti umani.
Il disastro ha provocato
un forte rincaro dei prezzi dei generi
alimentari e del carburante. Manca cibo e la
gente inizia a vendere gioielli o cambiare
denaro al mercato nero. I più ricchi chiedono
baht thailandesi al posto di kyat, perché
vogliono lasciare il Paese, racconta un
operatore di cambio. A Yangon manca ancora l’elettricità
e tra la gente cova un sentimento di rabbia e
frustrazione. Il dito è puntato contro la
malagestione della crisi da parte dei
generali: pur a conoscenza da una settimana
dell’arrivo di Nargis, non hanno diramato
tempestivi avvisi ai cittadini delle zone a
rischio e anche ora sono pochi – dicono
testimoni – i militari impegnati nei
soccorsi.
Anzi, la macchina di
propaganda del regime è impegnata a
diffondete sui media di Stato immagini di
ordine ed efficienza. Il generale Tha Aye
parla alla tv di una situazione “in fase di
normalizzazione".
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Fonte: AsiaNews
il PIME
impegnato negli aiuti
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