"...
l’attività
missionaria della Chiesa con la sua opera evangelizzatrice
trova ispirazione e scopo nella rivelazione misericordiosa
del Signore."
Papa
Benedetto a proposito del sinodo sulla Parola di Dio.
(...) Sono lieto di
accogliervi mentre state partecipando alla riunione del
Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei
Vescovi in preparazione all’Assemblea Generale Ordinaria,
convocata dal 5 al 26 ottobre prossimo. Saluto e ringrazio
Mons. Nikola Eterovic, Segretario Generale, per le sue
cortesi parole; ed estendo poi i sentimenti della mia
riconoscenza a tutti i membri sia della Segreteria Generale
del Sinodo che del Consiglio Ordinario della Segreteria
Generale. Saluto tutti e ciascuno con sincero affetto.
Nella recente
Lettera enciclica Spe salvi sulla speranza cristiana, ho
voluto sottolineare il “carattere comunitario della
speranza” (n. 14). “L'essere in comunione con Gesù
Cristo - ho scritto - ci coinvolge nel suo essere «per
tutti», ne fa il nostro modo di essere. Egli ci impegna per
gli altri, ma solo nella comunione con Lui diventa possibile
esserci veramente per gli altri”, poiché esiste una “connessione
tra amore di Dio e responsabilità per gli uomini” (ivi,
28), che permette di non ricadere nell’individualismo
della salvezza e della speranza. Credo che si possa scoprire
efficacemente applicato questo fecondo principio proprio
nell’esperienza sinodale, nella quale l’incontro diventa
comunione e la sollecitudine per tutte le Chiese (cfr 2 Cor
11,28) emerge nella preoccupazione di tutti.
La prossima
Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi rifletterà su “La
Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. I
grandi compiti della Comunità ecclesiale nel mondo
contemporaneo - tra i tanti, sottolineo l’evangelizzazione
e l’ecumenismo - sono incentrati sulla Parola di Dio e
nello stesso tempo sono da essa giustificati e sorretti.
Come l’attività missionaria della Chiesa con la sua opera
evangelizzatrice trova ispirazione e scopo nella rivelazione
misericordiosa del Signore, il dialogo ecumenico non può
basarsi su parole di sapienza umana (cfr 1 Cor 2,13) o su
sagaci espedienti strategici, ma deve essere animato
unicamente dal riferimento costante all’originaria Parola,
che Dio ha consegnato alla sua Chiesa, perché sia letta,
interpretata e vissuta nella sua comunione. In questo
ambito, la dottrina di San Paolo rivela una forza tutta
speciale, fondata ovviamente sulla rivelazione divina, ma
anche sulla sua stessa esperienza apostolica, che gli ha
confermato sempre di nuovo la coscienza che non la saggezza
e l’eloquenza umana, ma solo la forza dello Spirito Santo
costruisce nella fede la Chiesa (cfr 1 Cor 1,22-24; 2,4s).
Per una felice
concomitanza, san Paolo verrà particolarmente venerato
quest’anno, grazie alla celebrazione dell’Anno Paolino.
Lo svolgimento del prossimo Sinodo sulla Parola di Dio
offrirà pertanto alla contemplazione della Chiesa, e
principalmente dei suoi Pastori, anche la testimonianza di
questo grande Apostolo e araldo della Parola di Dio. Al
Signore, che egli prima perseguitò e al quale poi consacrò
tutto il suo essere, Paolo restò fedele sino alla morte:
possa il suo esempio essere di incoraggiamento per tutti ad
accogliere la Parola della salvezza e a tradurla nella vita
quotidiana in fedele sequela di Cristo.
E,
all'apertura del Sinodo, Domenica 5 ottobre:
(...)
l'evangelizzazione, l'annuncio del Vangelo, la missione non
sono una specie di colonialismo ecclesiale, con cui vogliamo
inserire altri nel nostro gruppo. È uscire dai limiti delle
singole culture nella universalità che collega tutti,
unisce tutti, ci fa tutti fratelli. Preghiamo di nuovo
affinché il Signore ci aiuti a entrare realmente nella
"larghezza" della sua Parola e così aprirci
all'orizzonte universale dell'umanità, quello che ci unisce
con tutte le diversità.
Alla fine ritorniamo
ancora a un versetto precedente: "Tuus sum ego: salvum
me fac". Il testo italiano traduce: "Io sono
tuo". La parola di Dio è come una scala sulla quale
possiamo salire e, con Cristo, anche scendere nella
profondità del suo amore. È una scala per arrivare alla
Parola nelle parole. "Io sono tuo" ;. La parola ha
un volto, è persona, Cristo. Prima che noi possiamo dire
"Io sono tuo", Egli ci ha già detto "Io sono
tuo". La Lettera agli Ebrei, citando il Salmo 39, dice:
"Un corpo invece mi hai preparato... Allora ho detto:
Ecco, io vengo". Il Signore si è fatto preparare un
corpo per venire. Con la sua incarnazione ha detto: io sono
tuo. E nel Battesimo ha detto a me: io sono tuo. Nella sacra
Eucaristia lo dice sempre di nuovo: io sono tuo, perché noi
possiamo rispondere: Signore, io sono tuo.
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