Vogliamo appassionatamente che la fede sia utilizzata per fare il bene

    di Tony Blair

Noi, cristiani e musulmani, rappresentiamo all’incirca la metà della popolazione del pianeta. In questa nostra epoca segnata dalla globalizzazione, dove le nazioni sono interdipendenti, il cambiamento avviene ad un livello mai raggiunto nella storia umana e persone di etnie, colori e religioni diverse vengono messe insieme come mai è avvenuto prima; le questioni di ognuno interessano tutti. In verità, se riusciremo a raggiungere questo obiettivo, il mondo del XXI secolo avrà raggiunto il suo scopo.

  È vero, siamo diversi. Ma lo erano anche i nostri fondatori. Gesù Cristo era un ebreo che diede inizio al cristianesimo. Il Profeta era immerso nello studio dei libri della Bibbia e venne scelto perché recitasse il Corano. Entrambi si erano levati contro l’insegnamento convenzionale del proprio tempo. Ognuno credeva nella chiamata universale di Dio all’umanità. Ognuno era agente del cambiamento.

  Se riflettiamo in profondità sulla situazione delle nostre rispettive fedi nel mondo attuale, vediamo che abbiamo di fronte sfide comuni. Siamo persone di fede. Vediamo come la fede formi le nostre vite e quelle degli altri. Osserviamo, con tristezza, come essa venga abusata per compiere il male. Vogliamo appassionatamente che essa sia utilizzata per fare il bene. Crediamo nel potere della fede per cambiare la vita in meglio.

  Siamo di fronte alla sfida di essere in qualche modo rilevanti - ovvero, mostrare che la fede può essere una forza a favore del futuro e del progresso, e che non sarà affievolita dal fatto che la scienza, la tecnologia e la prospettiva materiale alterano il nostro modo di vivere. Stiamo subendo un attacco aggressivo laicista dal di fuori. E la minaccia dell’estremismo dall’interno. Queste sfide non sono solamente per i musulmani o per cristiani ed ebrei, per indù o buddisti. Sono sfide per tutti gli uomini di fede.

  Coloro che disprezzano Dio e quelli che compiono violenza nel Suo nome rappresentano solo una certa prospettiva della religione. Ma nessuno di loro offre una qualche speranza per la fede nel XXI secolo. La miglior speranza per la fede in questo nuovo millennio è che noi ci confrontiamo insieme con tutto questo.

  E non perché intendiamo arrivare ad avere la stessa fede. No. Le nostre credenze religiose resteranno diverse. Ma il nostro convenire insieme ci permetterà di parlarci in amicizia gli uni gli altri riguardo le nostre proprie fedi; e anche di parlare al mondo riguardo la fede.

  Così ci domandiamo come possiamo rendere le nostre relazioni, in passato così dense, veramente fruttuose per il futuro.

  Anzitutto, noi abbiamo bisogno di comprenderci reciprocamente, conoscere le nostre radici, sapere come e perché noi siamo come siamo, apprendere l’essenziale della spiritualità, della serenità e della bontà della fede degli altri. Questo significa che dobbiamo educarci reciprocamente su chi ciascuno di noi è.

  Secondariamente, dobbiamo rispettarci in maniera reciproca. Dobbiamo fare ciò non pro forma, per essere gentili o cortesi, ma in maniera profonda, oltre la tolleranza e l’accettazione. Noi diciamo che l’Amore ci motiva. Dobbiamo dimostrarlo nei modi con cui ci rapportiamo gli uni gli altri, come entrambi, il Signore e il Profeta, ci hanno esortato a fare. Una ragione del perché la pace tra Israele e Palestina interessa così tanto è questa: si tratta di un test, non solo della risoluzione di un conflitto, ma anche della prepotenza e del rispetto. Noi condividiamo la nostra comune eredità in Abramo e Mosè. La pace tra ebrei e musulmani in Terra santa sarebbe per tutti noi una specie di potente simbolo della pacifica coesistenza di fedi, nazioni e popoli.

  In terzo luogo, dobbiamo agire. La nostra relazione con l’altro e di entrambi, cristiani e musulmani, con l’ebraismo sarà meglio giudicata dall’azione, dal lavoro che possiamo fare insieme nell’alleviare la povertà, nel combattere l’ingiustizia, nel prevenire le malattie e nel portare speranza a coloro che disperano.

  Ama il tuo Dio; ama il tuo prossimo come te stesso. Queste semplici ammonizioni sono la luce della nostra fede che ci guida. Esse ci danno la possibilità di dire 'una parola comune'. Quando perdiamo la nostra strada, noi, cristiani e musulmani, riscopriamo il cammino che è giusto percorrere attraverso questa luce.

  Comprenderci in maniera reciproca, rispettarci, agire gli uni con gli altri; e in questo modo, mostrare perché l’umanità non viene impoverita dalla fede ma da essa è arricchita in maniera incommensurabile.

 

Tony Blair
APPELLO PER LA PACE  (dopo la sua conversione al cattolicesimo)

fonte: Avvenire