Sacerdote
siro-ortodosso dona la vita a causa del Vangelo
Più di cinquecento persone hanno
partecipato giovedì, nella chiesa siro-antiochena-ortodossa
di St. Ephrem (nella città irachena di Mosul),
ai funerali
di
padre Paulos
Eskandar,
trovato decapitato e con le mani
mutilate il giorno prima.
Era stato sequestrato il 9
ottobre.
Un comunicato dell’organismo
musulmano cita che il Consiglio degli Ulema “non
dimentica coloro che sono dietro questo crimine commesso
da chi opera per privare il Paese di qualsiasi simbolo
religioso e nazionale che può tenere unito l’Iraq,
cercando di innescare un conflitto religioso tra i figli
della stessa Nazione”.
E’ stato confermato inoltre che Sua
Beatitudine Emmanuel III Delly, Patriarca di Babilonia
dei Caldei – la comunità cattolica caldea è la più
grande comunità cristiana in Iraq –, “ha subito
espresso le proprie condoglianze alla comunità
siro-ortodossa”.
“Questo fatto riguarda tutti i cristiani che vivono in
Iraq – ha aggiunto alla “Radio Vaticana” monsignor
Najim –. Si prospetta per loro una grande difficoltà
nella vita quotidiana, che sta poi vivendo tutta la
popolazione irachena”.
Monsignor Najim, rappresentante del Patriarcato caldeo
di Baghdad presso la Santa Sede, ha ricordato padre Eskandar, impegnato
al servizio di ortodossi e cattolici, come “un uomo
molto semplice, amato da tutti, che non faceva altro che
accogliere la gente nella sua chiesa per pregare”.
Il messaggio della Chiesa in Iraq
alle altre religioni “è quello del Santo Padre,
Benedetto XVI. Noi abbiamo vissuto in Iraq per
quattordici secoli, tutti insieme. Questa nostra
convivenza si è sempre basata sulla tolleranza, sulla
carità e sull’amore. Continuiamo ad essere uniti fra
noi, per combattere le forze che vogliono danneggiare il
Paese e creare una guerra civile. Noi siamo un unico
popolo iracheno”, ha osservato.
In un commento all’agenzia del PIME AsiaNews,
l’Arcivescovo caldeo Louis Sako – di Kirkuk, nel
nord dell’Iraq – ha avvertito: “A Bagdad e Mosul i
cristiani vivono nella paura. Le famiglie non sanno dove
andare: sono isolate, senza nessuna protezione”.
“Nonostante questa situazione, esorto i cristiani, e
specialmente i giovani, ad avere pazienza e a rimanere,
senza farsi scoraggiare; ad avere responsabilità
patriottica ed ecclesiale, partecipando all'opera
politica per ricostruire il Paese, a rafforzare la vita
comune, promuovere la civiltà della vita, della pace e
della sicurezza degna dell'essere umano”, ha
affermato.
Fonte Zenit
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