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 il suo sguardo di fede    (Il vescovo del sorriso)

A dieci anni dalla morte, monsignor Aristide Pirovano rimane un esempio di vita donata per la missione

di padre Gian Battista Zanchi, superiore generale del Pime

"Mi ha sempre colpito il suo sguardo di fede, la sua capacità di leggere ogni evento alla luce del disegno di Dio, la sua trepidazione e sollecitudine per tutte le Chiese…". Così il cardinale Carlo Maria Martini ricorda monsignor Aristide Pirovano, morto il 3 febbraio 1997. La sua vita è stata una continua “avventura” con la finalità di servire il prossimo, soprattutto chi era in difficoltà.

Partito nel 1946 per il Brasile, padre Aristide si impegnò subito per promuovere diverse attività sociali ed educative a favore delle popolazioni povere del territorio amazzonico. Anche il suo impegno ecclesiale non fu da meno. Così, quando si trattò di organizzare pastoralmente il territorio dello Stato dell’Amapà, la scelta cadde su di lui, che fu nominato prima amministratore apostolico e poi vescovo di Macapà. Era il 1955. Per dieci anni l’impegno di monsignor Pirovano fu quello di promuovere, organizzare e sostenere la formazione religiosa e la vita ecclesiale della diocesi di Macapà.

Le sue qualità e capacità umane e cristiane gli valsero, nel 1965, l’elezione a superiore generale del Pime. Era quello un periodo molto vivace, di contestazioni e sfide a tutti i livelli, e monsignor Pirovano seppe affrontarli con lo stile missionario che gli era proprio. Per dodici anni ebbe il coraggio, la costanza e l’umiltà di percorrere la difficile strada del dopo Concilio Vaticano II. Visitò tutte le missioni del Pime e, con la sua esperienza, seppe apprezzare e orientare il lavoro di molti missionari.

Nel 1977, al termine del suo servizio come superiore generale, fece ritorno in Amazzonia, non più con la responsabilità di vescovo, ma come cappellano del lebbrosario di Marituba, una delle iniziative che aveva avviato assieme a Marcello Candia. Inizia così la penultima tappa della sua avventura, inserito in un lebbrosario che, con il tempo e le sue capacità, trasforma in ambiente di vita sereno e propositivo per molti ospiti. È un periodo ricco di esperienze e iniziative.

Colpito da un tumore, affrontò con serenità e realismo la malattia. «Per lui essere missionario voleva dire cercare le situazioni difficili, partire dal nulla, da ciò che manca; buttarsi dentro fino a trasformarle e a trasformarle bene». È questo il ricordo che monsignor Aristide lascia a tutti noi. Ed è proprio questo suo stile di vita molto particolare e significativo che ha motivato l’Associazione degli Amici di monsignor Pirovano di Erba ad avanzare la richiesta di apertura della causa di beatificazione. 

Monsignor Pirovano resta per tutti i missionari del Pime un simbolo e un grande esempio. Il suo sguardo e  la sua fluente barba bianca degli ultimi tempi non avevano perso niente dell’entusiasmo con cui aveva affrontato l’inizio della vita missionaria. 

Il segreto di tutto questo sta nelle parole con cui Adalucio, suo amico lebbroso di Marituba, lo ricorda: «Cercava il Signore al di sopra di ogni cosa, la sua fede raggiungeva la massima espressione nelle attività che realizzava a nostro favore e nell’interesse che mostrava per ciascuno di noi». Questo suo programma di vita, oltre a essere un vivo ricordo della sua persona, diventi un esempio per tutti coloro che amano la missione.

 

 

FONTE: MISSIONARI DEL PIME