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Cartoline dall'Algeria                                                                                                                di PADRE SILVANO ZOCCARATO, SACERDOTE missionario del pime

Vado da Wargla a Touggourt in un piccolo pullman, e approfitto per scambiare qualche parola coi vicini di viaggio, o per farmi correggere il mio arabo, o per avere qualche informazione. Dipende dalle persone. Mi è capitato di viaggiare con uno studente universitario che, dopo l’aiuto sulla lingua, ha voluto conoscere tante cose sui cristiani. Un giorno ho viaggiato con un ingegnere che mi ha fatto sentire la nobiltà del suo animo e la sua apertura. Quando accosti le persone a tu per tu, ti rendi conto che, pur nella diversità, c’è una prossimità, una similarità, a volte una dignità, che oltre a cancellare ogni diffidenza ti incoraggiano ad approfondire l’amicizia e la fiducia. Non solo, ma più di uno mi ha detto con gioia: «È la prima volta che parlo con un cristiano!». E io rispondo: «Anch’io sono contento di incontrare così un musulmano!».
Mi sento arricchito per essere stato vicino a una persona di cultura e religione diverse. Mi accorgo sempre di più che l’importante è incontrarci, parlarci. Il grande cambiamento non sta nelle idee, ma nel rapporto.

«E' mia madre»

Scherzando, ho detto al commissario di polizia che arriverò con un camion per portare i documenti necessari per il permesso di soggiorno. Si è messo a ridere anche lui, ed è stato molto gentile. Quindici foto, documenti legalizzati in municipio, certificati medici, alcuni in varie copie. Per fare tutto ciò, mi sono fatto accompagnare da suor Miriam delle Piccole Sorelle di Gesù, che è qui dal 1950. Conosce tutti e, oltre alla nazionalità francese, ha anche quella algerina. Essendo stata ostetrica per vari anni, riconosciuta dal governo, è come la mamma di Touggourt. Medici, infermieri, ufficiali di polizia, gente di ogni categoria, tutti sono felici di salutarla. Mentre attraverso un cortile dell’ospedale, dal secondo piano una persona grida il suo saluto. Poi scende di corsa e mi dice: «C’est ma mère! C’est elle qui m’a pris dans ses mains» («È mia madre, è lei che mi ha preso nelle sue mani, [quando sono nato]»).
Ho chiesto al commissario: «Ha qualche consiglio da darmi?». Mi ha risposto: «Chiedilo a suor Miriam! Lei ha una grande esperienza».

Io sono qui per te

Sono solo, nella casa che i Padri Bianchi ci hanno consegnato. Presto vi abiterò assieme a padre Emmanuele, prete di Novara che si associa a noi del Pime, dopo la sua permanenza in Ciad, e a padre Davide, il giovane “pimino” che studia francese in Belgio e che arriverà verso maggio...
Per ora vengo qui ogni tanto e mi fermo tre giorni. Celebro presso le Piccole Sorelle di Gesù e mi dedico a varie occupazioni. Un giorno, in cappella, solo davanti al Tabernacolo, dico: «Signore, sono qui in Algeria per te». E mi è sembrato che il Signore mi dicesse: «Sono io che sono venuto prima di te, e che sono rimasto qui per te».

Da queste pietre farò uscire figli di Abramo

In questo ultimo periodo vado a Touggourt ogni settimana. Mi fermo qualche giorno e poi ritorno a studiare arabo a Wargla. Non innaffio il piccolo giardino, ma le piantine di narciso continuano a crescere e spero di vedere i fiori. Ma capite il miracolo?
In Algeria, in pieno deserto, le piante fioriscono.
Ho vissuto tanti anni in Camerun, dove il discorso principale per alcuni mesi era sulla pioggia. «È piovuto da voi? Quanto è piovuto?». Ho visto la carestia nel 1974 e nel 1985. Durante gli anni precedenti non era piovuto abbastanza. La gente non aveva niente da mangiare. Qualcuno ha venduto ai ricchi suo figlio in cambio di uno o due sacchi di miglio.
Qui domando: «Quanto piove?». Mi si risponde: «In questa zona, in quattro anni abbiamo avuto 32 millilitri». Nel Nord del Camerun, la media annuale è sui 750 millilitri!
È vero che al nord dell’Algeria la situazione è diversa e l’acqua scarseggia. Ma qui, nel pieno deserto, l’acqua è a pochi metri dal suolo. Nelle oasi, vedi palmeti a non finire e, tra le palme, rigagnoli d’acqua che scorre, fatta uscire dalle pompe e dai pozzi artesiani. L’acqua per ora c’è, e abbondante. Il terreno, anche dove non si irriga, in certi posti lo vedi umido. I miei fiori fioriranno anche senza innaffiarli.

Ve lo dirò, se sarà vero

Ma in questo giorno di ritiro spirituale, penso a Gesù che ha detto: «Da queste pietre, Dio sa far venir fuori dei figli di Abramo» (Lc 3,8). Sia loro, figli di Abramo, e noi, figli di Abramo, abbiamo bisogno di incontrarci e di parlarci. Ci resta un cammino da fare insieme. Allora saremo veri figli di Abramo, e fratelli tra noi. Vi auguro di poter fare un bel gesto per un algerino che incontrate. È Gesù che vive in Italia e che vuol condividere con voi la sua gioia. Provate!

Fonte:  Missionari del Pime