"...,
è presente la forza irresistibile di Dio."
Omelia
del Superiore Generale del PIME, Padre Gian Battista Zanchi,
durante la Messa di
ringraziamento per la liberazione di p. Bossi, nell'anniversario
della fondazione dell'Istituto.
30 luglio 2007
(letture:
Es 32,15-24.30-34; Mt 13,31-35)
Le
due parabole evangeliche, appena proclamate, contengono lo
stesso messaggio: la sproporzione fra il piccolo inizio e il
risultato finale inatteso, stupefacente. Un granello di
senape, quasi invisibile, dà origine a un arbusto capace di
raggiungere tre-quattro metri di altezza; pochi grammi di
lievito fanno fermentare circa cinquanta chili di farina. Il
contrasto è enorme!
Queste
due parabole sono un invito all’ottimismo derivante dalla
certezza che nello Spirito e nella parola di Cristo, benché
insignificanti agli occhi del mondo, è presente la forza
irresistibile di Dio.
Ancora
una volta il vangelo invita ad uno sguardo di fede. La
sorprendente crescita del regno dei cieli dimostra che non
siamo noi i padroni del Regno. E’ Dio il gestore, il
responsabile della crescita, noi siamo semplicemente i
collaboratori e i servi.
“Non
chi pianta né chi irriga è qualche cosa, ma è Dio che fa
crescere. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il
campo di Dio”. (1Cor 3,7.9).
E
non ultima, una qualità della fede, che le due parabole
insegnano, è lo stupore. Le opere degli uomini partono dal
grandioso e finiscono nel piccolo e nel nulla. Dio entra
nella storia con la discrezione e il rispetto dei piccoli
segni; ma se qualcuno accetta di seguirne l’azione, gioirà
alla fine delle grandi opere di Dio.
Le
parabole del granello di senapa e del pizzico di lievito
dimostrano chiaramente come il bene (anche quello meno
appariscente) possa far fermentare, trasformare l’umanità
e la storia.
Il
Signore vuole ricordarci che la sua presenza nella storia
assomiglia a quella del seme caduto in terra e del lievito
sepolto nella farina, in quanto non si impone con
un’azione clamorosa, ma nascosta. Leggiamo nel vangelo di
Giovanni queste parole di Gesù: “In verità, in verità
vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore,
rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama
la sua vita la perde e chi perde la sua vita in questo mondo
la conserverà per la vita eterna” (Gv 12,24-25).
Gesù
è il chicco di grano che accetta di cadere in terra e di
morire (offrire la sua vita); per questo il regno di Dio
cresce nella storia. A partire da Gesù il regno di Dio
cammina nella storia, porta frutti imprevedibilmente grandi,
grazie a quel piccolo gesto, nascosto e ignorato il più
delle volte da tutti, che è il dono della propria vita da
parte di tante persone.
E’
il gesto di tanti missionari/e che con tanta semplicità,
senza occupare la prima pagina dei giornali, radio e
televisioni, offrono ancora oggi, con totale dedizione, la
loro vita a causa di Gesù e del Vangelo e per il bene della
gente.
P.
Giancarlo è uno di questi missionari semplici, ordinari che
da tanti anni sta spendendo la sua vita tra la gente e per
la gente nell’isola di Mindanao. Soltanto l’imprevisto
fatto del suo sequestro lo ha portato alla ribalta dei
media. Si è scoperto allora la sua persona e la sua attività
missionaria. Ecco la testimonianza di P. Gianni Sandalo,
Superiore locale e amico di seminario e di missione di P.
Giancarlo: “A Payao la sua gente lo chiama il gigante
buono, perché è disponibile per tutti, parla con tutti,
ama molto il contatto con la gente ed è molto amato. E’
un uomo di poche parole, tranquillo, ma un lavoratore
eccezionale, che ha sempre coniugato il lavoro manuale con
la sua vita spirituale”.
Appena
liberato, P. Giancarlo ha espresso il desiderio di tornare
tra la sua gente: “Voglio tornare a Payao e salutare la
mia gente, dire loro che sto bene. Il mio cuore è e resta a
Payao. Dicono che un prete sia anche padre e proprio come
padre della comunità ho il dovere di tornare fra la mia
gente, fra i miei bambini”.
La
preghiera corale, incessante di tantissime persone, di fedi
diverse, da tutto il mondo, ha ottenuto da Dio non solo la
grazia della liberazione, ma ha avuto anche un benefico
effetto sul cuore di P. Giancarlo durante la sua prigionia.
Alla domanda: “Ci sono stati momenti in cui si è
scoraggiato?”, P. Giancarlo ha risposto: “Non ho mai
perso la tranquillità dentro di me e di questo devo
ringraziare veramente il Signore, che mi ha tenuto sereno e
tranquillo di fronte a tutto quello che mi stava
accadendo”.
Nell’Eucaristia
per la liberazione di P. Bossi ricordavo queste parole di P.
Luciano Benedetti, anche lui rapito nel 1998 e rilasciato
dopo 68 giorni: “Giancarlo sarà un po’ perplesso
nell’osservare i giovani ribelli attorno a lui pregare lo
stesso Dio con le armi lasciate per terra (ma non troppo
distanti dalla stuoia). Si domanderà da che parte, in quel
momento, sta Dio senza trovare una chiara risposta”.
Infatti alla domanda: “C’era dialogo con i suoi
sequestratori?”, P. Giancarlo risponde: “Tutti i giorni
si parlava del più e del meno. Loro pregavano ed io
pregavo. Una delle domande che facevo loro, e anche a me
stesso, era: ma stiamo pregando lo stesso Dio o è un Dio
diverso, visto che voi pregate con il fucile a destra ed io
rapito a sinistra? E’ lo stesso Dio che vuole tutte queste
cose o che cosa? Certe domande sono ancora dentro di me”.
A
proposito dei suoi sequestratori P. Bossi ha dichiarato:
“Mi hanno trattato bene e ho pregato per loro”. Bella è
questa testimonianza, che ci richiama l’esempio di Mosè.
Il
grande peccato di Israele, descritto nella prima lettura, è
l’idolatria: al posto di Dio il popolo di Israele si è
costruito un vitello d’oro e si è prostrato in
adorazione. Mosè denuncia il peccato, chiama il popolo a
conversione, ma, solidale con la sua gente, diventa anche
l’intercessore presso Dio a favore del suo popolo:
“Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono
fatti un dio d’oro. Ma ora, se tu perdonassi il suo
peccato… e se no, cancellami dal tuo libro che hai
scritto”.
Ecco
le parole di P. Giancarlo: “Non nutro risentimento per i
miei rapitori. A loro dicevo: siamo fratelli perché figli
di un padre. Pregherò per voi tutte le sere”.
Nella
lettera invito alla preghiera per la liberazione di P.
Bossi, lo scorso 10 luglio, invocando l’intercessione di
Maria, concludevo dicendo: “…le chiediamo di poter
presto cantare con lei il nostro Magnificat”. Siamo qui,
stasera, per cantare il nostro Magnificat.
Grazie,
Signore, per l’inestimabile dono del ritorno a casa, sano
e salvo, del nostro confratello P. Giancarlo. E’ proprio
vero che sai ricavare il bene anche dal male. Infatti il
sequestro di P. Giancarlo ha provocato la coscienza di
molti, ha fatto scoprire e riflettere su chi è il
missionario. E’ emerso chiaro che il missionario non è un
eroe, un esaltato, ma un uomo che ha accolto la chiamata del
Signore: “ora va, io ti mando…”; un uomo che sa la
grandezza e le difficoltà che incontra nel realizzare la
sua missione: ostilità, rifiuto, persecuzione, martirio; un
uomo però che sa che è Dio ad affidargli questa missione e
che Dio sarà comunque e sempre insieme a lui.
Grazie,
Signore, per il dono della vocazione missionaria a P.
Giancarlo e per aver mantenuto la tua promessa: “Non
temere, sono con te per proteggerti”. Donaci missionari
disponibili al distacco da persone e da beni per farsi
fratelli di tutti e portare a tutti il Cristo Salvatore.
Il
sequestro di P. Giancarlo ha fatto unire tante persone,
vicine e lontane, di paesi diversi e di fedi diverse, ed ha
fatto emergere la ricchezza e la bellezza dei valori della
fede, della speranza, della preghiera, della libertà,
solidarietà, sacrificio, dono di sé, amicizia, pace… Fà,
o Signore, che tutti coloro che sono stati toccati da questo
evento, che hanno pregato, lottato e mostrato in modi
diversi la loro solidarietà, continuino a difendere e a
diffondere questi valori, per i quali vale la pena fare dono
della propria vita. Grazie, Signore, per il tuo continuo
amore e per la tua misericordia.
Infine
affidiamo a Maria il nostro Magnificat, perché sia anche
per noi un’effusione del nostro cuore, traboccante di
gioia, per le grandi cose operate da Dio durante il
sequestro di P. Giancarlo e anche per tutte le meraviglie
che Dio continua ad operare nella nostra vita.
...
E’ previsto per il prossimo 12 agosto
il rientro in Italia di p. Giancarlo Bossi.
Lo stesso giorno, insieme al
Superiore generale dell’Istituto, p. Gianbattista Zanchi,
il missionario si recherà all’unità di crisi della
Farnesina, ove avrà anche un incontro con i giornalisti .
Lo conferma ad AsiaNews lo
stesso p. Zanchi, in partenza per Manila, dove si terranno
quattro giorni di riflessione e di preghiera cui
parteciperanno tutti i missionari del Pime del Paese.
Fonte: AsiaNews
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