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"Il suo volto è luminoso e ci parla di Cristo..."

Papa Benedetto risponde alle domande dei giovani  

 veglia di preghieraLORETO-AGORA' 2007          

Dopo aver offerto la loro testimonianza, Piero Tisti e Giovanna Di Mucci hanno posto al Papa questa domanda: «A molti di noi giovani di periferia mancano un centro, un luogo o persone capaci di dare identità. Siamo spesso senza storia, senza prospettive e perciò senza futuro. Sembra che ciò che aspettiamo veramente non capiti mai. Di qui l’esperienza della solitudine e, a volte, delle dipendenze. Santità, c’è qualcuno o qualcosa per cui possiamo diventare importanti? Com’è possibile sperare, quando la realtà nega ogni sogno di felicità, ogni progetto di vita?»

Benedetto XVI: Grazie per questa domanda e per la presentazione molto realistica della situazione. Circa le periferie di questo mondo con grandi problemi non è adesso facile rispondere e non vogliamo vivere in un facile ottimismo, ma, d’altra parte, dobbiamo avere coraggio e andare avanti.

Così anticiperei la sostanza della mia risposta: "Sì c’è speranza anche oggi, ciascuno di voi è importante, perché ognuno è conosciuto e voluto da Dio e per ognuno Dio ha un suo progetto. Dobbiamo scoprirlo e corrispondervi, perché sia possibile, nonostante queste situazioni di precarietà e di marginalità, realizzare il progetto di Dio su di noi.

Ma, per andare ai dettagli, Lei ci ha presentato realisticamente la situazione di una società: nelle periferie sembra difficile andare avanti, cambiare il mondo per il meglio. Tutto sembra concentrato nei grandi centri del potere economico e politico, le grandi burocrazie dominano e chi si trova nelle periferie realmente sembra essere escluso da questa vita. Allora un aspetto di questa situazione di emarginazione di tanti è che le grandi cellule della vita della società, che possono costruire centri anche nella periferia, sono frantumate: la famiglia, che dovrebbe essere il luogo dell’incontro delle generazioni - dal bisnonno fino al nipote - dovrebbe essere un luogo dove si incontrano non solo le generazioni, ma dove si impara a vivere, si imparano le virtù essenziali per vivere, è frantumata, è in pericolo. Tanto più noi dobbiamo fare il possibile perché la famiglia sia viva, sia anche oggi la cellula vitale, il centro nella periferia.

Così anche la parrocchia, la cellula vivente della Chiesa, deve essere realmente un luogo di ispirazione e di vita e di solidarietà che aiuta a costruire insieme i centri nella periferia. E, devo qui dire, si parla spesso nella Chiesa di periferia e di centro, che sarebbe Roma, ma in realtà nella Chiesa non c’è periferia, perché dove c’è Cristo, lì c’è tutto il centro. Dove si celebra l’Eucaristia, dove c’è il Tabernacolo, c’è Cristo e quindi lì è il centro e dobbiamo fare di tutto perché questi centri vivi siano efficaci, presenti e siano realmente una forza che si oppone a questa emarginazione.

La Chiesa viva, la Chiesa delle piccole comunità, la Chiesa parrocchiale, i movimenti dovrebbero formare altrettanti centri nella periferia e così aiutare a superare le difficoltà che la grande politica ovviamente non supera e dobbiamo nello stesso tempo anche pensare che nonostante le grandi concentrazioni di potere, proprio la società di oggi ha bisogno della solidarietà, del senso della legalità, dell’iniziativa e della creatività di tutti.

So che è più facile dirlo che realizzarlo, ma vedo qui persone che si impegnano perché crescano anche nelle periferie centri, cresca la speranza, e quindi mi sembra che dobbiamo prendere proprio nelle periferie l’iniziativa, bisogna che la Chiesa sia presente che il centro del mondo Cristo sia presente.

Abbiamo visto e vediamo oggi nel Vangelo che per Dio non ci sono periferie. La Terra Santa, nel vasto contesto dell’Impero Romano, era periferia; Nazareth era periferia, una città sconosciuta. E tuttavia proprio quella realtà era, di fatto, il centro che ha cambiato il mondo! E così anche noi dobbiamo formare dei centri di fede, di speranza, di amore e di solidarietà, di senso della giustizia e della legalità, di cooperazione.

Solo così può sopravvivere la società moderna. Ha bisogno di questo coraggio, di creare centri, anche se ovviamente non sembra esistere speranza. A questa disperazione dobbiamo opporci, dobbiamo collaborare con grande solidarietà e fare quanto ci è possibile perché cresca la speranza, perché gli uomini possano collaborare e vivere. Il mondo, lo vediamo, deve essere cambiato, ma è proprio la missione della gioventù di cambiarlo!

Non lo possiamo fare solo con le nostre forze, ma in comunione di fede e di cammino. In comunione con Maria, con tutti i Santi, in comunione con Cristo possiamo fare qualcosa di essenziale e vi incoraggio e vi invito ad avere fiducia in Cristo, ad avere fiducia in Dio. Stare nella grande compagnia dei Santi e andare avanti con loro può cambiare il mondo, creando centri nella periferia, perché essa realmente diventi visibile e così diventi realistica la speranza di tutti e ognuno possa dire: "Io sono importante nella totalità della Storia. Il Signore ci aiuterà". Grazie.

 

La seconda domanda è stata posta dalla giovane Sara Simonetta, la quale, dopo aver presentato la sua testimonianza, ha detto : «Io credo nel Dio che ha toccato il mio cuore, ma sono tante le insicurezze, le domande, le pauro che porto dentro. Non è facile parlare di Dio con i miei amici; molti di loro vedono la Chiesa come una realtà che giudica i giovani, che si oppone ai lori desideri di felicità e di amore. Di fronte a questo rifiuto, avverto tutta la mia solitudine di uomo e vorrei sentire la vicinanza di Dio. Santità, in questo silenzio, dov’è Dio?»

Benedetto XVI: Sì, tutti noi, anche se credenti, conosciamo il silenzio di Dio. Nel Salmo che abbiamo adesso recitato c’è questo grido quasi disperato: "Parla Dio, non ti nascondere!" e poco fa è stato pubblicato un libro con le esperienze spirituali di Madre Teresa e quanto sapevamo già si mostra ancora più apertamente: con tutta la sua carità, la sua forza di fede, Madre Teresa soffriva del silenzio di Dio.

Da una parte, dobbiamo sopportare questo silenzio di Dio anche per potere capire i nostri fratelli che non conoscono Dio. Dall’altra, con il Salmo possiamo sempre di nuovo gridare a Dio: " Parla, mostrati!". E senza dubbio nella nostra vita , se il cuore è aperto, possiamo trovare i grandi momenti nei quali realmente la presenza di Dio diventa sensibile anche per noi.

Mi ricordo in questo momento di una piccola storia che Giovanni Paolo II ha raccontato negli Esercizi da lui predicati in Vaticano quando non era ancora Papa. Ha raccontato che dopo la guerra è stato visitato da un ufficiale russo che era scienziato, il quale gli ha detto da scienziato: "Sono sicuro che Dio non esiste. Ma se mi trovo in montagna, davanti alla sua maestosa bellezza, davanti alla sua grandezza, sono ugualmente sicuro che il Creatore esiste e che Dio esiste". La bellezza della Creazione è una delle fonti dove realmente possiamo toccare la bellezza di Dio, possiamo vedere che il Creatore esiste ed è buono, che è vero quanto la Sacra Scrittura dice nel racconto della Creazione, che cioè Dio ha pensato e fatto con il suo cuore, con la sua volontà, con la sua ragione questo mondo e lo ha trovato buono.

Anche noi dobbiamo essere buoni, per avere il cuore aperto a percepire la vera presenza di Dio. Poi sentendo la Parola di Dio nelle grandi celebrazioni liturgiche, nelle feste della fede, nella grande musica della fede, sentiamo questa presenza.

Mi ricordo in questo momento di un’altra piccola storia che mi ha raccontato poco tempo fa un vescovo in visita "ad limina": c’era una donna non cristiana molto intelligente che cominciava a sentire la grande musica di Bach, Haendel, Mozart. Era affascinata e un giorno ha detto: "Devo trovare la fonte da dove poteva venire questa bellezza", e la donna si è convertita al Cristianesimo, alla fede cattolica, perché aveva trovato che questa bellezza ha una fonte, e la fonte è la presenza di Cristo nei cuori, è la rivelazione di Cristo in questo mondo. Quindi, grandi feste della fede, della celebrazione liturgica, ma anche il dialogo personale con Cristo: Lui non sempre risponde, ma ci sono momenti in cui realmente risponde.

Poi l’amicizia, la compagnia della fede. Adesso, qui riuniti a Loreto, vediamo come la fede unisce, l’amicizia crea una compagnia di persone in cammino. E sentiamo che tutto questo non viene dal nulla, ma realmente ha una fonte, che il Dio silenzioso è anche un Dio che parla, che si rivela e soprattutto che noi stessi possiamo essere testimoni della sua presenza, che dalla nostra fede risulta realmente una luce anche per gli altri.

Quindi direi, da una parte dobbiamo accettare che in questo mondo Dio è silenzioso, ma non essere sordi al suo parlare, al suo apparire in tante occasioni e vediamo soprattutto nella Creazione, nella bella liturgia, nell’amicizia all’interno della Chiesa, la presenza del Signore e, pieni della sua presenza, possiamo anche noi dare luce agli altri.

Così vengo alla seconda o alla prima parte della sua domanda: difficile parlare agli amici di oggi di Dio e forse ancora più difficile che parlare della Chiesa, perché vedono in Dio solo il limite della nostra libertà, un Dio di comandamenti, di divieti e nella Chiesa un’istituzione che limita la nostra libertà, che ci impone delle proibizioni. Ma dobbiamo cercare di rendere visibile a loro la Chiesa viva, non questa idea di un centro di potere nella Chiesa con queste etichette, ma le comunità di compagnia nelle quali nonostante tutti i problemi della vita, che ci sono per tutti, nasce la gioia di vivere.

Qui mi viene in mente un terzo ricordo. Sono stato in Brasile e nella Fazenda da Esperança, questa grande realtà dove i drogati vengono curati e ritrovano la speranza, ritrovano la gioia di vivere e hanno testimoniato che proprio lo scoprire che Dio c’è ha significato per loro la guarigione dalla disperazione. Così hanno capito che la loro vita ha un senso e hanno ritrovato la gioia di essere in questo mondo, la gioia di affrontare i problemi della vita umana.

Quindi in ogni cuore umano nonostante tutti i problemi che ci sono, c’è la sete di Dio e dove Dio scompare, scompare anche il sole che dà luce e gioia. Questa sete di infinito che è nei nostri cuori si dimostra proprio anche nella realtà della droga: l’uomo vuole allargare lo spessore della vita, avere di più dalla vita, avere l’infinito, ma la droga è una menzogna, una truffa, perché non allarga la vita, ma distrugge la vita.

Vera è la grande sete che ci parla di Dio e ci mette in cammino verso Dio, ma dobbiamo aiutarci reciprocamente. Cristo è venuto proprio per creare una rete di comunione nel mondo, dove tutti insieme possiamo portarci l’un l’altro e così aiutarci a trovare insieme la strada della vita e capire che i Comandamenti di Dio non sono limitazioni della nostra libertà, ma le strade che guidano verso l’altro, verso la pienezza della vita.

Preghiamo il Signore perché ci aiuti a capire la sua presenza, ad essere pieni della sua Rivelazione, della sua gioia, ad aiutarci l’un l’altro nella compagnia della fede per andare avanti, e trovare sempre più con Cristo il vero volto di Dio e così la vera vita.

 

Fonte: Zenit