...Da
dove vieni? Da
Kodbir, sono un Santal...
Padre
Alessandro Giacomelli (PIME) (...dare
la vita per gli amici)
Preghiamo
per P. Sandro e per l’Istituto.
Che il Signore doni altre vocazioni.
P. G. Zanchi
Dhaka, Bangladesh, 19 ottobre 2007 - E' morto p. Alessandro
Giacomelli, missionario fra i Santal. Il missionario PIME, 68
anni, è morto lo scorso 18 ottobre. Per oltre 40 anni ha
vissuto con i gruppi Santal e lavorato per la loro
evangelizzazione e sviluppo.
Il ricordo del superiore
regionale del Bangladesh e di un suo confratello, che lo
conosce dall'inizio, p. Enzo Corba.
Un missionario ancora "alla
ricerca", "innamorato" dell'Uomo, con un
enorme senso della giustizia, un esempio di "completa
incarnazione" con il popolo tribale, a cui ha dedicato
tutta la sua vita
.
Così il superiore regionale del Pime
in Bangladesh, p. Francesco Rapacioli e p. Enzo Corba,
ritraggono il loro confratello Sandro Giacomelli, 68 anni,
morto ieri ,18 ottobre, in un incidente stradale a Konabari,
una zona industriale a nord di Dhaka. Si era recato in
quella zona per fare visita ad alcuni tribali che lavorano
lì. Uscito in moto a trovare delle famiglie, è stato
investito da un camion che lo ha ucciso sul colpo.
Originario di Isolaccia, diocesi di
Como, p. Giacomelli ha lavorato per più di 40 anni nella
diocesi di Dinajpur, nel nord-ovest del Paese, in modo
particolare con i tribali Santal. Da circa un anno era
impegnato a servizio dei lavoratori tribali emigrati nella
capitale. Entra nell'Istituto Pontificio Missioni Estere (PIME)
nel 1957. Il 14 marzo 1964 viene ordinato presbitero e nel
settembre dello stesso anno parte per la missione di
Dinajpur, nell'allora Pakistan orientale, divenuto nel 1971
Bangladesh. Dal 1965 al 1968 è nella parrocchia di Dhanjuri.
Qui, insieme a p. Calanchi, e incoraggiato da p. Corba -
allora responsabile della comunità - decide di imparare
anche la lingua bengalese. "Una scelta di rottura per
il tempo - spiega p. Rapacioli, in Bangladesh da 10 anni -
fino ad allora i missionari operavano per lo più in zone
tribali, di cui imparavano la linguaggio particolare, senza
dare importanza alla lingua nazionale". In questo senso
a p. Giacomelli si guarda un po' come un
"pioniere". Per studiare si trasferisce nel sud
del Paese a Barisal. Vive ad Andharkata, dal 76 al 76, e poi
di nuovo a Dhanjuri, sempre in ambiente tribale.
Ma è nel 1986 che inizia la missione
che "ha vissuto in modo più profondo", raccontano
i suoi confratelli. Si trasferisce, da solo, nel villaggio
di Kodbir.
Fino al 2000 vive, lavora e soffre
insieme ai suoi Santal: circa 600 nel villaggio, ma oltre
4mila in tutta la zona e 2milioni in Bangladesh. P. Corba
spiega che p. Giacomelli "amava questo popolo per la
semplicità della sua cultura. Considerava l'istruzione, il
risparmio e il lavoro nel rispetto della natura, i pilastri
per lo sviluppo della sua gente". "A Kodbir -
aggiunge p Corba, che gestisce un ashram ("luogo di
ritiro") cristiano a Dinajpur - ha istituito
cooperative di credito, lavorato la terra e fatto
l'insegnante, tutto con successo". Parte della sua
eredità, ad esempio, è destinata a mantenere gli studi di
5 ragazzi.
"A chi gli chiedeva: 'da dove
vieni?' - ricorda il superiore regionale - lui rispondeva:
'da Kodbir sono un Santal'.
Per noi giovani appena arrivati è
stato un esempio edificante di amore per l'uomo, per la
missione. In un certo senso si può dire che con p.
Giacomelli si chiude una generazione di missionari
completamente dediti all'evangelizzazione dei tribali".
Domani saranno celebrati i funerali
nella cattedrale di Dinajpur. Il missionario sarà sepolto a
Kodbir, dove aveva detto a più persone di voler la sua
tomba.
FONTE: AsiaNews
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