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Preghiere per l'imminente "esperienza
missionaria"...
Papa
Benedetto parla ai fedeli del suo viaggio negli Stati Uniti
d'America
Per Benedetto, la
visita che compirà negli Stati Uniti sarà
un'"esperienza missionaria" con la quale spera di
promuovere "un momento di rinnovamento spirituale per
tutti gli Americani".
Il Papa lo ha detto
alle migliaia di pellegrini accorse questa domenica in
Piazza San Pietro in Vaticano per l'ultimo atto ad elevata
partecipazione di fedeli prima di prendere l'aereo "Shepherd
One" che lo porterà a Washington.
"Con i vari
gruppi che incontrerò, la mia intenzione è condividere la
Parola di vita di Nostro Signore", ha spiegato.
Menzionando il motto
della sua visita apostolica, "Cristo nostra
speranza", il Pontefice ha sottolineato che
"Cristo è la base della nostra speranza per la pace,
per la giustizia e per la libertà che deriva dalla legge
divina realizzata nel suo comandamento di amarsi
reciprocamente".
Il Papa ha chiesto
le preghiere dei credenti "per il buon esito della mia
visita, perché possa essere un momento di rinnovamento
spirituale per tutti gli Americani".
Dal 15 al 20 aprile,
Benedetto XVI visiterà le città di Washington e New York,
dove si recherà anche nella sede delle Nazioni Unite e
pronuncerà un atteso discorso.
Fonte:
ZENIT
Vigilia della partenza di Benedetto XVI
per gli Stati Uniti. Intervista con l'arcivescovo di
Washington, Donald Wuerl: il Papa
annuncerà a tutti la speranza del
Cristo risorto
“Christ our hope”, Cristo nostra speranza. E’
sulle ali di questo motto che tra meno di 24 ore, Benedetto
XVI tornerà ad attraversare l’Atlantico verso il
continente americano. Undici mesi dopo l’arrivo in
Brasile, questa volta saranno le due città-simbolo degli
Stati Uniti, Washington e New York, ad ospitare per sei
giorni il Papa e il suo seguito, in un clima di fermento
pastorale ed interreligioso, ma anche di grande attesa
mediatica. Benedetto XVI pregherà insieme con le comunità
ecclesiali delle due arcidiocesi, abbracciando idealmente
tutta la Chiesa degli Stati Uniti, e farà anche tappa, fra
l’altro, nel Palazzo di Vetro di New York e a Ground Zero,
luoghi simbolo di una pace che si costruisce e di una che si
cerca di distruggere. Alcuni giorni fa, il Pontefice ha
fatto precedere il proprio arrivo negli USA da un
videomessaggio, nel quale delinea i temi spirituali del suo
soggiorno statunitense. A ricordarli è, in questo servizio,
Alessandro De Carolis:
"At the same time, I earnestly
hope that my presence… Auspico vivamente che la mia venuta
in mezzo a voi sia accolta come espressione di fraternità
verso ogni comunità ecclesiale e come testimonianza di
amicizia verso tutti i credenti e gli uomini e le donne di
buona volontà”.
E’ l’8 aprile quando Benedetto XVI
affida ad un videomessaggio diffuso dalla Sala Stampa
vaticana il saluto agli statunitensi che si appresta a
visitare di lì a una settimana. Le statistiche ufficiali
più aggiornate parlano di una popolazione di 300 milioni di
abitanti e di 67 milioni e mezzo di cattolici, distribuiti
in circa 19 mila parrocchie. E’ soprattutto a loro - che
incontrerà presiedendo tre Sante Messe, una nella capitale
e due a New York - che Benedetto XVI porterà il messaggio
della speranza di Cristo, che dà il titolo a questo ottavo
viaggio apostolico. Ma non mancheranno importanti parentesi
dedicate al dialogo con le altre fedi, nell’incontro dì
giovedì prossimo a Washington con alcuni leader religiosi,
e nella visita alla Park East Synagogue di New York, per la
Pasqua ebraica.
"I shall also bring the message
of Christian hope… Porterò il messaggio della speranza
anche nella grande Assemblea delle Nazioni Unite ai
Rappresentanti dei popoli del mondo”.
Il Papa al Palazzo di Vetro e il Papa
a Ground Zero saranno, soprattutto il secondo, gli eventi
tra i più mediatici della visita papale in terra americana.
In ogni caso, afferma Benedetto XVI nel suo messaggio, il
mondo “ha più che mai bisogno di speranza: speranza di
pace, di giustizia, di libertà”. Ma, aggiunge, “non
potrà realizzare questa speranza senza obbedire alla legge
di Dio, che Cristo ha portato a compimento nel comandamento
di amarci gli uni gli altri”:
Da molto tempo, l’arrivo di
Benedetto XVI nelle due metropoli degli Stati Uniti viene
preparato dalla Chiesa locale con incontri e riflessioni sul
tema della speranza cristiana. Molta parte dell’attenzione
pastorale è stata rivolta ai giovani americani, per i quali
il messaggio del Vangelo deve farsi strada tra voci e
tendenze dominate dal relativismo etico e da un quotidiano
materialismo. Lo conferma, al microfono del nostro inviato
Pietro Cocco, l’arcivescovo di Washington, Donald Wuerl:
R. - Con grande gioia aspettiamo l’arrivo
del Papa. Per noi, però, questo è un momento catechistico.
Stiamo preparando, insegnando ai nostri fedeli, specialmente
ai giovani, a capire chi sia il Papa. E il Papa è Pietro in
mezzo a noi, oggi. Così, possiamo insegnare bene a questa
generazione di cattolici, a questa generazione di giovani
cristiani, che la Chiesa ha tanto bisogno di Pietro, perché
è proprio su Pietro che la Chiesa si poggia. Quando il
Santo Padre Benedetto XV arriverà, nella fede noi vedremo l’arrivo
di Pietro. La nostra preparazione avviene quindi con grande
gioia, ma con la visione di insegnare bene ai nostri
giovani.
D. - In che senso voi ritenete che sia
così importante nella vita di oggi, dei giovani, della
società americana, che si capisca il ruolo di Pietro del
Papa?
R. - Perchè la generazione, la nostra
cultura, la nostra società di oggi ha tanto, tanto bisogno
di ascoltare il Vangelo, di ascoltare le parole di vita, di
ascoltare e accettare che ci sia una dimensione spirituale
della vita umana. Noi viviamo freneticamente negli Stati
Uniti e l’attenzione va in tutte le direzioni, senza
concentrarsi su questo fatto molto importante, che ogni vita
umana ha una dimensione spirituale. Noi abbiamo bisogno di
un contatto, una conversazione, una relazione con Dio. Il
Santo Padre porterà questo messaggio. E’ un messaggio
universale per tutti quanti, non solo per i cattolici, ma
per tutti. La sua presenza sarà la presenza di un uomo, di
un prete, di un vescovo, di un individuo che rappresenta
questo atteggiamento con Dio, questa relazione con Dio. Per
me questo spiega perchè c’è questo entusiasmo per l’arrivo
del Papa.
D. - Gli Stati Uniti vivono una
situazione di conflitto, di contrasto con una cultura
diversa. Il timore oggi, nella cultura contemporanea, in
particolare anche americana, è che la religione sia
elemento di divisione…
R. - Sì, almeno ci sono coloro che
dicono così. Io vedo le cose diversamente. Per me la
religione dà speranza che ci sia la possibilità di
costruire dei ponti tra tutti i diversi elementi della
cultura, di cominciare a costruire una società veramente
giusta e buona. La religione, in fondo, parla di giustizia,
la vera religione parla di pace, parla di verità e parla
anche delle relazioni umane. Allora, la voce della religione
oggi, la voce di tutte queste religioni organizzate, questa
voce porta un elemento essenziale per una buona società,
una società positiva. Per questo motivo, credo che i
dialoghi in atto oggi tra i cattolici e gli ebrei, tra i
cattolici e i musulmani, tra i cattolici e tutte le altre
religioni, aprano la porta ad un nuovo momento nella vita
della nostra società, un momento di comprensione, di
rispetto e di possibilità di vivere e lavorare insieme per
costruire una buona società.
D. - A Washington, si svolgerà un
incontro del Papa con i rappresentanti delle religioni. Qual
è l’impegno della Chiesa statunitense in questo campo?
R. - Sì, questa riunione di
rappresentanti di tutte le religioni, programmata per l’ultimo
giorno della visita del Santo Padre, dà la possibilità di
dimostrare a tutti nella nazione che il Santo Padre prende
molto sul serio questo dialogo, questa conversazione con il
mondo delle religioni. E’ per noi un esempio di come
dobbiamo continuare ad avere questi discorsi. Che cosa nasce
da tutti questi discorsi? Mi sembra che quello che nasca sia
un rispetto più profondo tra gli elementi religiosi di una
comunità. Negli Stati Uniti noi oggi abbiamo bisogno di
questo. Ma credo che tutto il mondo abbia bisogno di questo.
Noi speriamo di poter essere un esempio di tutto ciò. Il
Santo Padre ha deciso, ha scelto di fare questo incontro. Mi
sembra che sia una testimonianza mondiale dell’importanza
di questo dialogo.
D. - Il motto della visita del Papa è
“Cristo nostra speranza”. Quali sono gli ambiti della
vita sociale, quindi non solo per la Chiesa, in cui pensate
che ce ne sia più bisogno?
R. - Oggi, il mondo, come il Santo
Padre ha detto nella sua Enciclica 'Spe salvi', ha tanto
bisogno di speranza, per tutti questi aspetti negativi che
noi vediamo ogni giorno alla televisione, che ascoltiamo
alla radio, leggiamo nei giornali. Dobbiamo pensare che al
di sopra di questo c’è di più. Abbiamo la possibilità
di vivere in pace, abbiamo la possibilità di costruire una
società buona e giusta, abbiamo la possibilità di vivere
apertamente nella nostra fede e di vivere pienamente la
nostra fede. Il Santo Padre ci dà speranza. La sua presenza
ci darà la speranza. La persona che ha la spes, la
speranza, vive diversamente. Per noi, allora, la visita del
Santo Padre sarà un momento di speranza, un annuncio di
speranza. E noi dobbiamo accogliere, ricevere e vivere
questo senso di speranza, perchè Cristo è risorto. Cristo
è morto, risorto e resta con noi. Noi abbiamo al centro
della visita a Washington l’Eucaristia, la Santa Messa nel
National Park, con 45 mila persone. Questo, secondo me,
sarà il momento principale, perchè la nostra spes resti
nella nostra fede che è Gesù, Gesù che è con noi nell’Eucaristia.
Per questo dico che l’arrivo del Santo Padre sarà una
testimonianza, una proclamazione di speranza, di speranza
non solo per il futuro, ma per oggi. Così, al cuore di
tutto questo ci sarà l’Eucaristia.
Fonte:
RADIOVATICANA
WEB
DELLA SANTA SEDE SUL VIAGGIO DEL PAPA IN U.S.A.
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