"(...)
E oggi? Chi porta la testimonianza della Buona Novella di
Gesù sulle strade di New York, nei sobborghi inquieti al
margine delle grandi città, nei luoghi dove i giovani si
radunano alla ricerca di qualcuno di cui fidarsi?"
Papa
Benedetto ai giovani e
ai seminaristi di New York
"(...) cari
giovani amici,
proclamate il Cristo
Signore, "pronti sempre a rispondere a chiunque vi
domandi ragione della speranza che è in voi!" (1 Pt 3,
15). Con queste parole della Prima Lettera di Pietro saluto
ciascuno di voi con cordiale affetto. Ringrazio il Cardinale
Egan per le sue gentili parole di benvenuto e ringrazio
anche i rappresentati scelti tra di voi per i loro gesti
gioiosa accoglienza. Al Vescovo Walsh, Rettore del Saint
Joseph Seminary, al personale e ai seminaristi rivolgo i
miei saluti particolari ed esprimo la mia gratitudine.
Giovani amici, sono
molto lieto di aver l'occasione di parlare con voi. Portate,
per favore, i miei cordiali saluti ai membri delle vostre
famiglie e ai vostri parenti, come anche agli insegnanti e
al personale delle varie Scuole, Collegi ed Università a
cui appartenete. So che molti hanno lavorato intensamente
per garantire la realizzazione di questo nostro incontro. A
loro sono molto riconoscente. Desidero anche esprimere il
mio apprezzamento per il vostro canto di "Happy
Birthday"! Grazie per questo gesto commovente; do a
tutti voi un "A plus" (= "Trenta e
lode") per la vostra pronuncia tedesca! Stasera vorrei
condividere con voi qualche pensiero sull'essere discepoli
di Gesù Cristo - in cammino sulle orme del Signore, la
nostra vita diventa un viaggio della speranza.
Avete davanti le
immagini di sei uomini e donne che sono cresciuti per
condurre delle vite straordinarie. La Chiesa li onora come
Venerabili, Beati o Santi: ognuno ha risposto alla chiamata
di Dio ad una vita di carità e ognuno Lo ha servito qui nei
vicoli, nelle strade e nei sobborghi di New York. Sono
colpito da quanto eterogeneo sia il loro gruppo: poveri e
ricchi, uomini laici e donne laiche - una era sposa e madre
benestante - sacerdoti e suore, immigranti da lontano, la
figlia di un guerriero Mohawk e una madre Algonquin, un
altro era schiavo haitiano, e uno un intellettuale cubano.
Santa Elisabetta
Anna Seton, santa Francesca Saveria Cabrini, San Giovanni
Neumann, la beata Kateri Tekakwitha, il venerabile Pierre
Toussaint e il Padre Felix Varela: ognuno di noi potrebbe
essere tra di loro, perché non c'è uno stereotipo per
questo gruppo, nessun modello uniforme. Ma uno sguardo più
ravvicinato rivela che ci sono elementi comuni. Infiammate
dall'amore di Gesù, le loro vite diventarono straordinari
tragitti di speranza. Per alcuni ciò significò lasciare la
Patria ed imbarcarsi per un pellegrinaggio di migliaia di
chilometri. Per ciascuno fu un atto di abbandono in Dio
nella fiducia che Egli è la destinazione finale di ogni
pellegrino. E tutti offrivano una "mano tesa" di
speranza a quanti incontravano per via, non di rado destando
in loro una vita di fede. Attraverso orfanotrofi, scuole ed
ospedali, prendendosi cura dei poveri, dei malati e degli
emarginati, e mediante la testimonianza convincente che
deriva dal camminare umilmente sulle orme di Gesù, queste
sei persone aprirono la via della fede, speranza e carità
ad innumerevoli persone, compresi forse gli stessi loro
antenati.
E oggi? Chi porta la
testimonianza della Buona Novella di Gesù sulle strade di
New York, nei sobborghi inquieti al margine delle grandi
città, nei luoghi dove i giovani si radunano alla ricerca
di qualcuno di cui fidarsi? Dio è la nostra origine e la
nostra destinazione, e Gesù è la via. Il percorso di
questo viaggio serpeggia - come quello dei nostri santi -
attraverso le gioie e le prove della normale vita
quotidiana: all'interno delle vostre famiglie, nella scuola
o nel collegio, durante le vostre attività per il tempo
libero e nelle vostre comunità parrocchiali. Tutti questi
luoghi sono segnati dalla cultura in cui state crescendo.
Come giovani americani vi si offrono molte possibilità per
lo sviluppo personale e siete stati educati con un senso di
generosità, di servizio e di fairness. Ma non avete bisogno
che io vi dica che ci sono anche difficoltà: comportamenti
e modi di pensare che soffocano la speranza, strade che
sembrano condurre alla felicità e alla soddisfazione, ma
che finiscono solo in confusione e angoscia.
I miei anni da
teenager sono stati rovinati da un regime infausto che
pensava di possedere tutte le risposte; il suo influsso
crebbe - penetrando nelle scuole e negli organismi civili
come anche nella politica e addirittura nella religione -
prima di essere pienamente riconosciuto per quel mostro che
era. Esso mise Dio al bando, e così diventò inaccessibile
per tutto ciò che era vero e buono. Molti dei vostri
genitori e nonni vi avranno raccontato l'orrore della
distruzione che seguì. Alcuni di loro, infatti, vennero in
America proprio per sfuggire a tale terrore.
Ringraziamo Dio,
perché oggi molti della vostra generazione sono in grado di
godere le libertà che sono emerse grazie alla diffusione
della democrazia e del rispetto dei diritti umani.
Ringraziamo Dio per tutti coloro che si battono per
assicurare che voi possiate crescere in un ambiente che
coltiva ciò che è bello, buono e vero: i vostri genitori e
nonni, i vostri insegnanti e sacerdoti, quelle autorità
civili che cercano ciò che è retto e giusto.
Il potere
distruttivo, tuttavia, rimane. Sostenere il contrario
significherebbe ingannare se stessi. Ma esso non trionferà
mai; è stato sconfitto. È questa l'essenza della speranza
che ci distingue come cristiani; la Chiesa lo ricorda in
modo molto drammatico durante il Triduo Pasquale e lo
celebra con grande gioia nel Tempo Pasquale! Colui che ci
indica la via oltre la morte è Colui che ci indica come
superare distruzione e angoscia: è quindi Gesù il vero
maestro di vita (cfr Spe salvi, 6). La sua morte e
risurrezione significa che possiamo dire al Padre celeste:
"Tu hai rinnovato il mondo" (Venerdì Santo,
Preghiera dopo la comunione). E così, appena qualche
settimana fa, durante la bellissima liturgia della Veglia
Pasquale non era per disperazione o angoscia, ma con una
fiducia piena di speranza, che abbiamo gridato a Dio in
favore del nostro mondo: Disperdi le tenebre del nostro
cuore! Disperdi le tenebre del nostro spirito! (cfr
Preghiera durante l'accensione del cero pasquale).
Che cosa possono
essere queste tenebre? Cosa succede quando le persone,
soprattutto le più vulnerabili, incontrano il pugno chiuso
della repressione o della manipolazione invece della mano
tesa della speranza? Il primo gruppo di esempi appartiene al
cuore. Qui, i sogni e desideri che i giovani perseguono
possono essere così facilmente frantumati e distrutti.
Penso a quanti sono colpiti dall'abuso della droga e degli
stupefacenti, dalla mancanza di una casa e dalla povertà,
dal razzismo, dalla violenza e dalla degradazione -
particolarmente ragazze e donne. Mentre le cause di tali
situazioni problematiche sono complesse, tutte hanno in
comune un atteggiamento mentale avvelenato che si manifesta
nel trattare le persone come meri oggetti - si afferma così
un'insensibilità di cuore che prima ignora e poi deride la
dignità data da Dio ad ogni persona umana. Simili tragedie
mostrano anche che cosa avrebbe potuto essere e che cosa
potrebbe essere ora, se lì altre mani - le vostre mani - si
fossero tese o si tendessero verso di loro. Vi incoraggio ad
invitare altri, soprattutto i vulnerabili e gli innocenti,
ad associarsi a voi nel cammino della bontà e della
speranza.
La seconda zona di
tenebre - quelle che colpiscono lo spirito - rimane spesso
non avvertita, e per questa ragione è particolarmente
funesta. La manipolazione della verità distorce la nostra
percezione della realtà ed intorbida la nostra
immaginazione e le nostre aspirazioni. Ho già menzionato le
tante libertà di cui voi per vostra fortuna potete godere.
L'importanza fondamentale della libertà deve essere
rigorosamente salvaguardata. Non è quindi sorprendente che
numerosi individui e gruppi rivendichino ad alta voce in
pubblico la loro libertà. Ma la libertà è un valore
delicato. Può essere fraintesa o usata male così da non
condurre alla felicità che tutti da essa ci aspettiamo, ma
verso uno scenario buio di manipolazione, nel quale la
nostra comprensione di noi stessi e del mondo si fa confusa
o viene addirittura distorta da quanti hanno un loro
progetto nascosto.
Avete notato quanto
spesso la rivendicazione della libertà viene fatta, senza
mai fare riferimento alla verità della persona umana? C'è
chi oggi asserisce che il rispetto della libertà del
singolo renda ingiusto cercare la verità, compresa la
verità su che cosa sia bene. In alcuni ambienti il parlare
di verità viene considerato fonte di discussioni o di
divisioni e quindi da riservarsi piuttosto alla sfera
privata. E al posto della verità - o meglio, della sua
assenza - si è diffusa l'idea che, dando valore
indiscriminatamente a tutto, si assicura la libertà e si
libera la coscienza. È ciò che chiamiamo relativismo. Ma
che scopo ha una "libertà" che, ignorando la
verità, insegue ciò che è falso o ingiusto? A quanti
giovani è stata offerta una mano che, nel nome della
libertà o dell'esperienza, li ha guidati all'assuefazione
agli stupefacenti, alla confusione morale o intellettuale,
alla violenza, alla perdita del rispetto per se stessi, anzi
alla disperazione e così, tragicamente, al suicidio? Cari
amici, la verità non è un'imposizione. Né è
semplicemente un insieme di regole. È la scoperta di Uno
che non ci tradisce mai; di Uno del quale possiamo sempre
fidarci. Nel cercare la verità arriviamo a vivere in base
alla fede perché, in definitiva, la verità è una persona:
Gesù Cristo. È questa la ragione per cui l'autentica
libertà non è una scelta di "disimpegno da". È
una scelta di "impegno per"; niente di meno che
uscire da se stessi e permettere di venire coinvolti nell'
"essere per gli altri" di Cristo (cfr Spe salvi,
28).
Come possiamo allora
da credenti aiutare gli altri a camminare sulla via della
libertà che porta al pieno appagamento e alla felicità
duratura? Ritorniamo ancora ai santi. In che modo la loro
testimonianza ha veramente liberato altri dalle tenebre del
cuore e dello spirito? La risposta si trova nel nocciolo
della loro fede - della nostra fede. L'incarnazione, la
nascita di Gesù ci dice che Dio, di fatto, cerca un posto
fra noi. È pieno l'albergo, ma ciononostante Egli entra per
la stalla, e ci sono delle persone che vedono la sua luce.
Riconoscono per quello che è il mondo buio e chiuso di
Erode e seguono invece il brillare della stella che li guida
nel cielo notturno. E che cosa irradia? A questo punto
potete ricordarvi della preghiera pronunciata nella
santissima notte di Pasqua: "O Padre, che per mezzo del
tuo Figlio, luce del mondo, ci hai comunicato la luce della
tua gloria, accendi in noi la fiamma viva della tua
speranza!" (cfr Benedizione del fuoco). E così, in una
processione solenne con le nostre candele accese, ci siamo
passati l'un l'altro la luce di Cristo. È la luce che
"sconfigge il male, lava le colpe, restituisce
l'innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti, dissipa
l'odio, ci porta la pace e umilia la superbia del
mondo" (Exsultet). È questa la luce di Cristo
all'opera. È questa la via dei santi. È la magnifica
visione della speranza - la luce di Cristo vi invita ad
essere stelle-guida per gli altri, camminando sulla via di
Cristo che è via di perdono, di riconciliazione, di
umiltà, di gioia e di pace.
A volte, però,
siamo tentati di chiuderci in noi stessi, di dubitare della
forza dello splendore di Cristo, di limitare l'orizzonte
della speranza. Prendete coraggio! Fissate lo sguardo sui
nostri santi! La diversità delle loro esperienze della
presenza di Dio ci suggerisce di scoprire nuovamente la
larghezza e la profondità del cristianesimo. Lasciate che
la vostra fantasia spazi liberamente lungo l'espansione
illimitata degli orizzonti del discepolato cristiano. A
volte siamo considerati persone che parlano soltanto di
proibizioni. Niente potrebbe essere più lontano dalla
verità! Un autentico discepolato cristiano è
caratterizzato dal senso dello stupore. Stiamo davanti a
quel Dio che conosciamo e amiamo come un amico, davanti alla
vastità della sua creazione e alla bellezza della nostra
fede cristiana.
Cari amici,
l'esempio dei santi ci invita, poi, a considerare quattro
aspetti essenziali del tesoro della nostra fede: preghiera
personale e silenzio, preghiera liturgica, carità praticata
e vocazioni.
La cosa più
importante è che sviluppiate un rapporto personale con Dio.
Questo rapporto si esprime nella preghiera. Dio, in virtù
della propria natura, parla, ascolta e risponde. San Paolo,
infatti, ci ricorda che possiamo e dobbiamo "pregare
incessantemente" (cfr 1 Ts 5, 17). Lungi dal piegarci
su noi stessi o dal sottrarci dagli alti e bassi della vita,
per mezzo della preghiera ci volgiamo a Dio e, attraverso di
Lui, ci volgiamo gli uni agli altri, includendo gli
emarginati e quanti seguono vie diverse da quelle di Dio
(cfr Spe salvi, 33). Come i santi ci insegnano in modo così
vivace, la preghiera diventa speranza in atto. Cristo era il
loro compagno costante, col quale conversavano ad ogni passo
del loro cammino a servizio degli altri.
C'è un altro
aspetto della preghiera che dobbiamo ricordare: la
contemplazione nel silenzio. San Giovanni, ad esempio, ci
dice che per cogliere la rivelazione di Dio bisogna prima
ascoltare e poi rispondere annunciando ciò che abbiamo
udito e visto (cfr 1 Gv 1, 2-3; Cost. Dei Verbum, 1).
Abbiamo forse perso qualcosa dell'arte dell'ascoltare?
Lasciate qualche spazio per sentire il sussurrio di Dio che
vi chiama a procedere verso la bontà? Amici, non abbiate
paura del silenzio e della quiete, ascoltate Dio, adoratelo
nell'Eucaristia! Lasciate che la sua parola plasmi il vostro
cammino come sviluppo della santità.
Nella liturgia
troviamo l'intera Chiesa in preghiera. La parola
"liturgia" significa la partecipazione del Popolo
di Dio all'"opera di Cristo sacerdote e del suo Corpo
che è la Chiesa" (Sacrosanctum Concilium, 7). In che
cosa consiste questa opera? Prima di tutto si riferisce alla
Passione di Cristo, alla sua morte e risurrezione e alla sua
ascensione - ciò che chiamiamo "Mistero
pasquale". Si riferisce anche alla celebrazione stessa
della liturgia. I due significati, infatti, sono
inseparabilmente connessi, perché questa "opera di
Gesù" è il vero contenuto della liturgia. Mediante la
liturgia, l'"opera di Gesù" viene continuamente
messa in contatto con la storia; con la nostra vita, per
plasmarla. Qui captiamo un'ulteriore idea della grandezza
della nostra fede cristiana. Ogni volta che vi radunate per
la Santa Messa, quando andate a confessarvi, ogni volta che
celebrate uno dei Sacramenti, Gesù è all'opera. Attraverso
lo Spirito Santo vi attira verso di sé, dentro il suo amore
sacrificale per il Padre, che diventa amore per tutti.
Vediamo così che la liturgia della Chiesa è un ministero
di speranza per l'umanità. La vostra partecipazione piena
di fede è una speranza attiva che aiuta a tenere il mondo -
santi come peccatori - aperto a Dio; è questa la vera
speranza umana che noi offriamo a ciascuno (cfr Spe salvi,
34).
La vostra preghiera
personale, i vostri tempi di contemplazione silenziosa e la
vostra partecipazione alla liturgia della Chiesa vi porta
più vicini a Dio e vi prepara pure a servire gli altri. I
santi che ci accompagnano stasera ci mostrano che la vita di
fede e di speranza è anche una vita di carità.
Contemplando Gesù sulla croce, vediamo l'amore nella sua
forma più radicale. Possiamo cominciare ad immaginare la
via dell'amore sulla quale dobbiamo muoverci (cfr Deus
caritas est, 12). Le occasioni per fare questo cammino sono
abbondanti. Guardatevi attorno con gli occhi di Cristo,
ascoltate con i suoi orecchi, intuite e pensate col suo
cuore e il suo spirito. Siete pronti a dare tutto per la
verità e la giustizia, come fece Lui? Molti degli esempi di
sofferenza ai quali i nostri santi hanno risposto con
compassione, si trovano tuttora qui in questa città e
dintorni. E sono emerse nuove ingiustizie: alcune sono
complesse e derivano dallo sfruttamento del cuore e dalla
manipolazione dello spirito; anche il nostro comune ambiente
di vita, la terra stessa, geme sotto il peso dell'avidità
consumistica e lo sfruttamento irresponsabile. Dobbiamo
ascoltare nel profondo. Dobbiamo rispondere con un'azione
sociale rinnovata che nasca dall'amore universale che non
conosce limiti. In questo modo siamo sicuri che le nostre
opere di misericordia e giustizia diventano speranza in atto
per gli altri.
Cari giovani, alla
fine vorrei dire ancora una parola sulle vocazioni. Prima di
tutto, i miei pensieri vanno ai vostri genitori, nonni e
padrini. Essi sono stati i vostri primi educatori nella
fede. Presentandovi per il Battesimo, essi hanno dato a voi
la possibilità di ricevere il dono più grande della vostra
vita. In quel giorno siete entrati nella santità di Dio
stesso. Siete diventati figlie e figli adottivi del Padre.
Siete stati incorporati in Cristo. Siete stati resi una
dimora del suo Spirito. Preghiamo per le mamme e i papà in
tutto il mondo, specialmente per quanti stanno lottando in
ogni modo - socialmente, materialmente, spiritualmente.
Onoriamo la vocazione del matrimonio e la dignità della
vita familiare. Vogliamo sempre riconoscere che sono le
famiglie il luogo dove nascono le vocazioni.
Radunati qui nel
Saint Joseph Seminary, saluto i seminaristi presenti e, di
fatto, incoraggio tutti i seminaristi ovunque in America.
Sono lieto di sapere che il vostro numero sta aumentando! Il
Popolo di Dio si aspetta da voi che sarete sacerdoti santi,
in un cammino quotidiano di conversione, ispirando negli
altri il desiderio di entrare più profondamente nella vita
ecclesiale di credenti. Vi esorto ad approfondire la vostra
amicizia con Gesù, il Buon Pastore. Parlate con Lui cuore a
cuore. Rigettate ogni tentazione di ostentazione,
carrierismo o vanità. Tendete verso uno stile di vita
caratterizzato veramente da carità, castità e umiltà,
nell'imitazione di Cristo, l'eterno Sommo Sacerdote, di cui
dovete diventare immagine vivente (cfr Pastores dabo vobis,
33). Cari seminaristi, io prego per voi ogni giorno.
Ricordatevi che ciò che conta davanti al Signore è
dimorare nel suo amore e irradiare il suo amore per gli
altri.
Sorelle, fratelli e
sacerdoti delle Congregazioni religiose contribuiscono
largamente alla missione della Chiesa. La loro testimonianza
profetica è caratterizzata da una profonda convinzione del
primato con cui il Vangelo plasma la vita cristiana e
trasforma la società. Oggi vorrei richiamare la vostra
attenzione sul positivo rinnovamento spirituale che le
Congregazioni stanno intraprendendo in relazione al loro
carisma. La parola "carisma" significa un dono
dato liberamente e gratuitamente. I carismi sono concessi
dallo Spirito Santo che ispira fondatori e fondatrici e
forma le Congregazioni con un conseguente patrimonio
spirituale. La meravigliosa serie di carismi propri a ogni
Istituto Religioso è un tesoro spirituale straordinario. La
storia della Chiesa, infatti, è forse illustrata nel modo
più bello mediante la storia delle sue scuole di
spiritualità, la maggior parte delle quali risalgono alle
vite sante di fondatori e fondatrici. Sono sicuro che,
mediante la scoperta dei carismi che producono una tale
vastità di sapienza spirituale, alcuni di voi giovani
saranno attirati ad una vita di servizio apostolico o
contemplativo. Non siate troppo timidi per parlare con
frati, suore o sacerdoti religiosi sul carisma e sulla
spiritualità della loro Congregazione. Non esiste nessuna
comunità perfetta, ma è il discernimento della fedeltà ad
un carisma fondatore, non a qualche persona particolare, che
il Signore chiede da voi. Abbiate coraggio! Anche voi potete
fare della vostra vita un'autodonazione per l'amore del
Signore Gesù e, in Lui, di ogni membro della famiglia umana
(cfr Vita consecrata, 3).
Amici, vi domando di
nuovo, cosa dire del momento presente? Che cosa state
cercando? Che cosa Dio suggerisce a voi? La speranza che mai
delude è Gesù Cristo. I santi ci mostrano l'amore
disinteressato del suo cammino. Come discepoli di Cristo, i
loro tragitti straordinari si svilupparono all'interno di
quella comunità della speranza che è la Chiesa. È
dall'interno della Chiesa che anche voi troverete il
coraggio ed il sostegno per camminare sulla via del Signore.
Nutriti dalla preghiera personale, preparati nel silenzio,
plasmati dalla liturgia della Chiesa, scoprirete la
vocazione particolare che il Signore riserva per voi.
Abbracciatela con gioia. Oggi i discepoli di Cristo siete
voi. Irradiate la sua luce su questa grande città e oltre.
Mostrate al mondo la ragione della speranza che è in voi.
Parlate con gli altri della verità che vi rende liberi. Con
questi sentimenti di grande speranza in voi, vi saluto con
un "arrivederci" nell'attesa di incontrarvi di
nuovo a Sydney, nel luglio, per la Giornata Mondiale della
Gioventù! E, come pegno del mio affetto per voi e per le
vostre famiglie, vi imparto con gioia la Benedizione
Apostolica.
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