Mentre spira un vento di
guerra e in molti acquistano armi per essere pronti a
difendersi in ogni momento, il Movimento di Dialogo
Silsilah durante la scorsa estate ha invitato giovani
musulmani e cristiani a incontrarsi per disegnare insieme
la pace futura in Mindanao. Le località di Jolo, Basilan
e Zamboanga, punti caldi delle violenze che colpiscono
l'isola delle Filippine, hanno ospitato tre distinti
convegni di pace, che poi si hanno trovato un momento
sintetico conclusivo a Zamboanga con la partecipazione di
120 delegati delle tre zone.
Gli incontri sono stati occasione privilegiata per i
giovani per esprimere la loro voce con tanta passione e
determinazione. Ne sono rimasti colpiti e coinvolti anche
alcuni leader locali al punto da affermare che la realtà
giovanile costituisce per loro "un impegno urgente
dei nostri tempi".
Il simposio di Jolo si è
svolto presso la Bishop Ben's Hall il 29 giugno. Jolo è
una terra di conflitti: qui attacchi tra militari e
ribelli, sequestri di persone e altre forme di violenza
sono all'ordine del giorno. Roccaforte del gruppo Abu
Sayyaf, considerato un gruppo terrorista e legato alla
rete internazionale di Al Qaida, Jolo ha una popolazione a
maggioranza musulmana (98%) con un'esigua minoranza
cristiana. Qui Silsilah ha una presenza attiva attraverso
il Silsilah Forum e un centro aperto a tutti, in
particolare ai giovani.
Il rappresentante del sindaco di Jolo, rivolgendosi ai
giovani in occasione del simposio, ha messo in evidenza
l'importanza della loro voce e della loro iniziativa di
incontro: "La vostra attività di oggi - sono le sue
parole - va incoraggiata. Voi avete un ruolo importante
per la pace. Infatti la pace non si raggiungerà mai con
la forza. Si può raggiungere solo attraverso l'intesa
reciproca".
Anche Basilan ha dato il
benvenuto al simposio del Silsilah il 13 luglio.
Basilan è una terra ricca di risorse naturali, con delle
spiagge meravigliose e una popolazione al 60% musulmana e
al 40% cristiana. Qui recentemente i cristiani sono stati
posti sotto pressione da parte di un gruppo di estremisti
che minacciava di far pagare tasse pesanti a quanti non si
convertivano all'islam, vescovo cattolico compreso. Una
simile guerra psicologica ha seminato paura e divisione.
Anche il vescovo cattolico di Basilan ha ricevuto una
simile lettera di minaccia
Anche in questo contesto la
voce dei giovani del simposio del Silsilah è risuonata
come segno di speranza per la pace.
Durante i lavori Fatima Pir T. Allan, musulmana,
co-direttrice del centro dei mezzi di comunicazione
sociali per il dialogo e la pace del Silsilah,
rivolgendosi specialmente ai musulmani ha detto: "I
nostri leader religiosi ci invitano al dialogo. La lettera
del 138 leader musulmani di diverse nazioni incoraggia
tutti a promuovere il dialogo interreligioso. Non abbiate
paura!".
Il terzo simposio si svolto a Zamboanga il 2 agosto.
Qui la popolazione è di oltre settecento mila abitanti di
cui il 60% è cattolico, il 35% musulmano e il rimanente
5% protestante e buddista.
Nei gruppi di studio i
giovani hanno espresso tanti sogni e aspirazioni, in
particolare hanno riaffermato l'impegno a trasformare la
cultura di apatia che c'è nella società tentando di
essere una presenza più attiva nella società e nei mezzi
di comunicazione sociale che spesso fomentano la divisione
e il conflitto invece di promuovere la conoscenza
reciproca. I giovani, musulmani e cristiani, hanno
riaffermato il loro impegno a lavorare insieme per la pace
proponendo dei passi concreti per raggiungere questo
obiettivo.
Infine i rappresentanti di
questi tre incontri sono convenuti all'Harmony Village, la
sede centrale del Silsilah a Zamboanga City, in un grande
summit amicizia in cui si è valutata anche la situazione
delicata di Mindanao dopo il fallimento del trattato di
pace tra governo e i ribelli (MILF) e di altri episodi di
violenza che hanno riacceso vecchi pregiudizi tra
cristiani e musulmani.
I lavori si sono conclusi con una dichiarazione che ha
posto in evidenza alcuni punti necessari a costruire una
pace con realismo: consolidare la propria relazione con
Dio, diventare modelli di dialogo a partire dalla propria
famiglia e testimoniare questa esperienza nella propria
comunità e città.