"...
La risurrezione di Gesù
è un’eruzione di luce...
Il Risorto stesso è Luce!"
Omelia
di Papa Benedetto
Veglia Pasquale
(11-12
aprile 2009)
... Possiamo
amare il Bambino, possiamo immaginare la notte di Betlemme,
la gioia di Maria, la gioia di san Giuseppe e dei pastori e
il giubilo degli angeli. Ma risurrezione – che cosa è?
Non entra nell’ambito delle nostre esperienze, e così il
messaggio spesso rimane, in qualche misura incompreso, una
cosa del passato. La Chiesa cerca di condurci alla sua
comprensione, traducendo questo avvenimento misterioso nel
linguaggio dei simboli nei quali possiamo in qualche modo
contemplare questo evento sconvolgente. Nella Veglia
Pasquale ci indica il significato di questo giorno
soprattutto mediante tre simboli: la luce, l’acqua e il
canto nuovo – l’alleluia.
C’è
innanzitutto la luce. La creazione di Dio – ne abbiamo
appena ascoltato il racconto biblico – comincia con la
parola: “Sia la luce!” (Gen 1, 3). Dove c’è la luce,
nasce la vita, il caos può trasformarsi in cosmo. Nel
messaggio biblico, la luce è l’immagine più immediata di
Dio: Egli è interamente Luminosità, Vita, Verità, Luce.
Nella Veglia Pasquale, la Chiesa legge il racconto della
creazione come profezia. Nella risurrezione si verifica in
modo più sublime ciò che questo testo descrive come l’inizio
di tutte le cose. Dio dice nuovamente: “Sia la luce!”.
La risurrezione di Gesù è un’eruzione di luce. La morte
è superata, il sepolcro spalancato. Il Risorto stesso è
Luce, la Luce del mondo. Con la risurrezione il giorno di
Dio entra nelle notti della storia. A partire dalla
risurrezione, la luce di Dio si diffonde nel mondo e nella
storia. Si fa giorno. Solo questa Luce – Gesù Cristo –
è la luce vera, più del fenomeno fisico di luce. Egli è
la Luce pura: Dio stesso, che fa nascere una nuova creazione
in mezzo a quella antica, trasforma il caos in cosmo.
Cerchiamo di
comprendere questo ancora un po’ meglio. Perché Cristo è
Luce? Nell’Antico Testamento, la Torah era considerata
come la luce proveniente da Dio per il mondo e per gli
uomini. Essa separa nella creazione la luce dalle tenebre,
cioè il bene dal male. Indica all’uomo la via giusta per
vivere veramente. Gli indica il bene, gli mostra la verità
e lo conduce verso l’amore, che è il suo contenuto più
profondo. Essa è “lampada” per i passi e “luce” sul
cammino (cfr Sal 119, 105). I cristiani, poi, sapevano: in
Cristo è presente la Torah, la Parola di Dio è presente in
Lui come Persona. La Parola di Dio è la vera Luce di cui l’uomo
ha bisogno. Questa Parola è presente in Lui, nel Figlio. Il
Salmo 19 aveva paragonato la Torah al sole che, sorgendo,
manifesta la gloria di Dio visibilmente in tutto il mondo. I
cristiani capiscono: sì, nella risurrezione il Figlio di
Dio è sorto come Luce sul mondo. Cristo è la grande Luce
dalla quale proviene ogni vita. Egli ci fa riconoscere la
gloria di Dio da un confine all’altro della terra. Egli ci
indica la strada. Egli è il giorno di Dio che ora,
crescendo, si diffonde per tutta la terra. Adesso, vivendo
con Lui e per Lui, possiamo vivere nella luce.
Nella Veglia
Pasquale, la Chiesa rappresenta il mistero di luce del
Cristo nel segno del cero pasquale, la cui fiamma è insieme
luce e calore. Il simbolismo della luce è connesso con
quello del fuoco: luminosità e calore, luminosità ed
energia di trasformazione contenuta nel fuoco – verità e
amore vanno insieme. Il cero pasquale arde e con ciò si
consuma: croce e risurrezione sono inseparabili. Dalla
croce, dall’autodonazione del Figlio nasce la luce, viene
la vera luminosità nel mondo. Al cero pasquale noi tutti
accendiamo le nostre candele, soprattutto quelle dei
neobattezzati, ai quali in questo Sacramento la luce di
Cristo viene calata nel profondo del cuore. (...)
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