"... incoraggiare
i cristiani
di Terra Santa..."
Papa Benedetto
in Terra Santa
(al Regina Coeli, Domenica
4 maggio 2009)
... “Mi
propongo di confermare e di incoraggiare i cristiani di
Terra Santa, che devono affrontare quotidianamente non poche
difficoltà”, ricordando anche le "grandi
sofferenze" che vedono vittime i palestinesi.
“Mi farò
pellegrino di pace, nel nome dell’unico Dio che è Padre
di tutti.
Testimonierò l’impegno della Chiesa Cattolica
in favore di quanti si sforzano di praticare il dialogo e la
riconciliazione, per giungere ad una pace stabile e duratura
nella giustizia e nel rispetto reciproco”.
“Infine, questo
viaggio non potrà non avere una notevole importanza
ecumenica e inter-religiosa.
Gerusalemme è, da questo punto
di vista, la città-simbolo per eccellenza: là Cristo è
morto per riunire tutti i figli di Dio dispersi”.
Papa Benedetto
"apre"coraggiosamente e poeticamente le Scritture
e "interpreta" i "Luoghi Santi"
che sta
percorrendo...
... Gerusalemme...
Dall'omelia
della messa nella Valle di Giosafat, martedì 12 maggio:
Cari fratelli e sorelle, [...] l’esortazione di Paolo di
“cercare le cose di lassù” (Colossesi 3, 1) deve
continuamente risuonare nei nostri cuori. Le sue parole ci
indicano il compimento della visione di fede in quella
celeste Gerusalemme dove, in conformità con le antiche
profezie, Dio asciugherà le lacrime da ogni occhio e
preparerà un banchetto di salvezza per tutti i popoli (cfr.
Isaia 25, 6-8; Apocalisse 21, 2-4). Questa è la speranza,
questa la visione che spinge tutti coloro che amano questa
Gerusalemme terrestre a vederla come una profezia e una
promessa di quella universale riconciliazione e pace che Dio
desidera per tutta l’umana famiglia. [...]
Riuniti sotto le mura di questa città, sacra ai seguaci
delle tre grandi religioni, come possiamo non rivolgere i
nostri pensieri alla universale vocazione di Gerusalemme?
Annunciata dai profeti, questa vocazione appare come un
fatto indiscutibile, una realtà irrevocabile fondata nella
storia complessa di questa città e del suo popolo. Ebrei,
musulmani e cristiani qualificano insieme questa città come
loro patria spirituale.
Quanto bisogna ancora fare per
renderla veramente una "città della pace" per
tutti i popoli, dove tutti possono venire in pellegrinaggio
alla ricerca di Dio, e per ascoltarne la voce, “una voce
che parla di pace” (cfr. Salmo 85, 8)!
Gerusalemme in realtà è sempre stata una città nelle cui
vie risuonano lingue diverse, le cui pietre sono calpestate
da popoli di ogni razza e lingua, le cui mura sono un
simbolo della cura provvidente di Dio per l’intera
famiglia umana. Come un microcosmo del nostro mondo
globalizzato, questa città, se deve vivere la sua vocazione
universale, deve essere un luogo che insegna l'universalità,
il rispetto per gli altri, il dialogo e la vicendevole
comprensione; un luogo dove il pregiudizio, l’ignoranza e
la paura che li alimenta, siano superati dall’onestà,
dall’integrità e dalla ricerca della pace. Non dovrebbe
esservi posto tra queste mura per la chiusura, la
discriminazione, la violenza e l’ingiustizia. I credenti
in un Dio di misericordia – si qualifichino essi ebrei,
cristiani o musulmani –, devono essere i primi a
promuovere questa cultura della riconciliazione e della
pace, per quanto lento possa essere il processo e gravoso il
peso dei ricordi passati.
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il commento alla missione del Papa in Terra Santa di Sandro
Magister
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il viaggio e le parole del Papa (web
della Santa Sede)
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