"(...) l'evangelizzazione
consiste proprio nel fatto che il Dio lontano si avvicina
(...)"
Dall'omelia di Papa
Benedetto ai Vespri
(Cattedrale
di Aosta, 24 luglio 2009)
(...)
dice “Dio onnipotente e
misericordioso”. La relazione con Dio è una cosa
profondamente personale, e la persona è un essere in
relazione e se la relazione fondamentale, la relazione con
Dio non è viva, non è vissuta, anche tutte le altre
relazioni non possono trovare la loro forma giusta.
Ma questo vale anche
per la società, per l'umanità come tale, anche qui se Dio
manca, se si prescinde da Dio, se Dio è assente manca la
bussola per mostrare l'insieme di tutte le relazioni, per
trovare la strada, l'orientamento dove andare. Dio. Dobbiamo
di nuovo portare in questo nostro mondo la realtà di Dio,
farlo conoscere e farlo presente. Ma Dio, come conoscerlo?
Nelle visite ad limina parlo sempre delle religioni
tradizionali con i Vescovi soprattutto africani, ma anche
dell'Asia e dell'America latina, dove ci sono ancora queste
religioni. Sono molti i dettagli abbastanza diversi,
naturalmente, ma ci sono anche elementi comuni. Tutti sanno
che c'è Dio, un solo Dio, che Dio è una parola al
singolare, che gli dei non sono Dio, che c'è Dio, il Dio.
Ma nello stesso
tempo questo Dio sembra assente, molto lontano, non sembra
entrare nella nostra vita quotidiana, si nasconde, non
conosciamo il suo volto. E così la religione in gran parte
si occupa di cose come i poteri più vicini, gli spiriti,
gli antenati, etc., perché Dio stesso è troppo lontano e
quindi ci si deve arrangiare con questi poteri vicini.
E l'evangelizzazione
consiste proprio nel fatto che il Dio lontano si avvicina.
Che Dio non è più lontano ma è vicino. Che questo
conosciuto-sconosciuto adesso realmente si fa conoscere,
mostra il suo volto, si rivela, il velo sul volto scompare.
E perciò perché Dio stesso adesso è vicino, lo
conosciamo, ci mostra il suo volto, entra nel nostro mondo,
non c'è più bisogno di arrangiarsi con questi altri poteri
perché lui è il potere vero, è l'Onnipotente. Non so
perché nel testo italiano hanno omesso la parola “onnipotente”,
ma è vero che ci sentiamo un po' quasi minacciati
dall'onnipotenza, sembra limitare la nostra libertà, sembra
un peso troppo forte, ma dobbiamo imparare che l'onnipotenza
di Dio non è un potere arbitrario, perché Dio è il bene,
è la verità e perciò Dio può tutto ma non può agire
contro il bene, non può agire contro la verità, non può
agire contro l'amore e contro la libertà, perché egli
stesso è il bene, è l'amore e la vera libertà e perciò
tutto ciò che fa non può mai essere in contrasto con
verità, amore e libertà. E' vero il contrario: Egli Dio è
il custode della nostra libertà, dell'amore, della verità.
Questo occhio che ci vede non è un occhio cattivo che ci
sorveglia, ma è la presenza di un amore che non ci
abbandona mai e ci dona la certezza che è bene essere, è
bene vivere. E' l'occhio dell'amore che ci dà l'aria di
vivere.
Dio onnipotente e
misericordioso, una orazione romana collegata con il testo
del Libro della Sapienza dice: "O Dio, che manifesti la
tua onnipotenza soprattutto nella misericordia e nel
perdono". Il vertice della potenza di Dio è la
misericordia e il perdono. Nel nostro concetto mondiale di
oggi del potere pensiamo che ha il potere chi ha grandi
proprietà; in economia è chi ha qualcosa da dire, che
dispone di capitali per influire sul mondo del mercato,
pensiamo che ha il potere chi dispone del potere militare,
che può minacciare. E la domanda di Stalin - “Quante
divisioni ha il Papa?” - ancora caratterizza l'idea media
del potere. Il potere lo ha chi può essere pericoloso, chi
può minacciare, chi può distruggere, chi ha in mano tante
cose del mondo.
Ma la Rivelazione ci
dice che non è così. Il vero potere è il potere di grazia
e misericordia. Nella misericordia Dio dimostra il vero
potere e così la seconda parte di questo indirizzo dice:
“Che hai redento il mondo con la passione del tuo Figlio”.
Dio ha sofferto e nel Figlio soffre con noi e questo è
l'ultimo apice del suo potere: che è capace di soffrire con
noi. Così dimostra il vero potere divino. Voleva soffrire
con noi e per noi e nelle nostre sofferenze non ci ha mai
lasciato soli. Dio nel suo Figlio ha sofferto ed è vicino a
noi nelle nostre sofferenze.
Tuttavia rimane la
questione difficile, che adesso non si può interpretare
ampiamente: perché era necessario soffrire per salvare il
mondo? Era necessario? Perché nel mondo esiste un oceano di
male, di ingiustizia, di odio, di violenza, e le tante
vittime dell'odio, dell'ingiustizia, hanno diritto che sia
fatta giustizia. Dio non può ignorare questo grido dei
sofferenti, che sono oppressi dall'ingiustizia. Perdonare
non è ignorare ma trasformare. E Dio deve entrare in questo
mondo e
opporre all'oceano dell'ingiustizia un oceano più grande
del bene e dell'amore. E' questo l'avvenimento della Croce
che da quel momento è andato contro l'oceano del male.
Esiste un fiume infinito e perciò sempre più grande di
tutte le ingiustizie del mondo. Un fiume di bontà, di
verità, di amore. Così Dio perdona trasformando il mondo
ed entrando nel nostro mondo perché ci sia realmente una
forza, un fiume di bene più grande di tutto il male che
possa mai esistere.
E così l'indirizzo
a Dio diventa un indirizzo a noi, cioè questo Dio ci invita
a metterci dalla sua parte, a uscire dall'oceano del male,
dell'odio, della violenza, dell'egoismo e di identificarci,
di entrare nel fiume del suo amore.
E proprio questo è
il contenuto della prima parte della preghiera che segue:
“Fa che la tua Chiesa si offra a te come sacrificio vivo e
santo”.(...)
qui
l'omelia
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