Ringraziamo
perché...
di
Don Pierangelo Sequeri
Ringraziamo per quello che ci ha
portato fin qui.
Ringraziamo perché, anche quest'anno
passato, milioni di giovani hanno ignorato gli sforzi di
quell'accademia del futile che li catechizza ossessivamente
sin dalla più tenera infanzia, preparandoli alla
celebrazione della loro prima trasgressione. E si sono
lasciati sedurre dal loro piacere di apprendere, dalla loro
voglia di generosità, dalla loro capacità di
sacrificio.
Hanno coltivato gelosamente la loro
resistenza all'illegalità, che li fa belli dentro (e anche
fuori). Hanno considerato una qualità, non un complesso, la
loro insofferenza per il volgare e l'ottuso. Ringraziamo
perché milioni di adulti, persino nelle nostre società
evolute, ormai liberate da ogni inibizione nei confronti
dell'avidità dell'accumulo e dell'ossessione del godimento,
hanno continuato imperterriti ad educare diversamente i loro
figli.
Hanno condiviso con loro il piacere di
parole che fanno pensare, e le frequentazioni emozionanti
delle arti che allargano la mente.
Ringraziamo perché un numero enorme
di pubblici funzionari - insegnanti, amministratori, custodi
dell'ordine e della sicurezza, uomini e donne di legge, di
medicina, di religione - a dispetto dell'oscuramento che
sanziona la dignità di un servizio alla comunità che non
fa ascolti, ne ha semplicemente conservato la passione e la
pratica. E ha trovato la soddisfazione più profonda nel
piacere della responsabilità assolta al meglio, nella
serena pulizia della propria coscienza.
Ringraziamo, perché un numero
incredibilmente esorbitante di lavoratori e di imprenditori,
ha continuato a sottrarsi allo spirito corrosivo
dell'indifferenza nei confronti delle responsabilità
condivise. Battendosi coraggiosamente per la giustizia dei
legami sociali, per la lotta alla disonestà, e per qualità
della loro vita e della nostra, che in molti modi ne
dipende.
Ringraziamo, per le alte testimonianze
e per gli ammonimenti che ancora quotidianamente - e sembra
a volte un miracolo - riusciamo a sentire. Persone,
associazioni, istituzioni, che ci incoraggiano a resistere,
spesso in luoghi e tempi terribili, nella tenacia di una
più alta considerazione dell'umano. Un umano che non si
lascia ridurre alla lotta per la selezione migliore, al
potenziale di seduzione più alto, alla volontà di potenza
più indiscriminata.
Ringraziamo, per l'incredibile
costellazione di punti luminosi della purezza di cuore,
della sobrietà dignitosa, della tenacia sorridente, di
molti uomini e donne che hanno appreso, alla scuola del Dio
dell'incarnazione, un'indomabile affezione per la
destinazione non nichilistica del genere umano, di tutti e
di ciascuno.
Ringraziamo tutti quelli che ci hanno
insegnato, senza riguardo per i fanatismi delle credenze e
gli ideologismi delle scienze, il realismo sul quale poggia
la sostanza spirituale di ogni essere umano, con tutta la
commovente grandezza delle sue creazioni migliori.
Ringraziamo. E abbiamo appena
cominciato. Da passarci la notte dell'ultimo dell'anno a
ringraziare, invece di passarla a rimuovere.
L'anno non si è consumato,
semplicemente. Lo spirito del ringraziamento ci ricorda che
è stato pieno di vita buona, che deve essere riscattata dal
suo oscuramento.
È stato pieno di ordinaria
miracolosità, grazie alla quale siamo ancora qui. Se gli
anni andassero semplicemente come la società dello
spettacolo ci mette in scena, e come i suoi grilli parlanti
e le sue cassandre d'avanspettacolo ci intimano, saremmo
già estinti.
La normalità della stoffa degli
affetti dell'anima e delle invenzioni dello spirito, che
tiene insieme il nostro mondo, è realmente miracolosa. È
questo, che noi credenti chiamiamo Provvidenza.
Amore che tiene, non contabilità che
esegue.
La libertà è salva, due volte. Una
prima volta, perché rimane nelle nostre mani il modo in cui
ci giochiamo la vita del mondo. Una seconda volta, perché -
letteralmente - all'inizio del nuovo anno, la libertà di
non cedere al conformismo delle potenze mondane si
rigenera.
Nell'ordinaria esistenza, non tutto è
grazia: ma la grazia è tutto. Da ringraziare, commossi,
anche per quelli che non lo fanno. Ed è grazia per tutti,
anche questa.
Fonte: Avvenire
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