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il Signore ci dà un nuovo essere, questo è il
grande dono (...)"
Lectio divina di Papa
Benedetto coi seminaristi
(Seminario
Romano Maggiore; Roma, febbraio 2010)
(...)
L'uomo si ritira in se
stesso, vuole avere se stesso solo per sé, vuole avere Dio
per sé, vuole avere il mondo per sé. E così, la vigna
viene devastata, il cinghiale del bosco, tutti i nemici
vengono, e la vigna diventa un deserto.
Ma Dio non si
arrende: Dio trova un nuovo modo per arrivare ad un amore
libero, irrevocabile, al frutto di tale amore, alla vera
uva: Dio si fa uomo, e così diventa Egli stesso radice
della vite, diventa Egli stesso la vite, e così la vite
diviene indistruttibile. Questo popolo di Dio non può
essere distrutto, perché Dio stesso vi è entrato, si è
impiantato in questa terra. Il nuovo popolo di Dio è
realmente fondato in Dio stesso, che si fa uomo e così ci
chiama ad essere in Lui la nuova vite e ci chiama a stare, a
rimanere in Lui.
Teniamo presente,
inoltre, che, nel capitolo 6 del Vangelo di Giovanni,
troviamo il discorso sul pane, che diventa il grande
discorso sul mistero eucaristico. In questo capitolo 15
abbiamo il discorso sul vino: il Signore non parla
esplicitamente dell'Eucaristia, ma, naturalmente, dietro il
mistero del vino sta la realtà che Egli si è fatto frutto
e vino per noi, che il suo sangue è il frutto dell'amore
che nasce dalla terra per sempre e, nell'Eucaristia, il suo
sangue diventa il nostro sangue, noi diventiamo nuovi,
riceviamo una nuova identità, perché il sangue di Cristo
diventa il nostro sangue. Così siamo imparentati con Dio
nel Figlio e, nell'Eucaristia, diventa realtà questa grande
realtà della vite nella quale noi siamo rami uniti con il
Figlio e così uniti con l'amore eterno.
"Rimanete":
rimanere in questo grande mistero, rimanere in questo nuovo
dono del Signore, che ci ha reso popolo in se stesso, nel
suo Corpo e col suo Sangue. Mi sembra che dobbiamo meditare
molto questo mistero, cioè che Dio stesso si fa Corpo, uno
con noi; Sangue, uno con noi; che possiamo rimanere -
rimanendo in questo mistero - nella comunione con Dio
stesso, in questa grande storia di amore, che è la storia
della vera felicità. Meditando questo dono - Dio si è
fatto uno con noi tutti e, nello stesso tempo, ci fa tutti
uno, una vite - dobbiamo anche iniziare a pregare, affinché
sempre più questo mistero penetri nella nostra mente, nel
nostro cuore, e sempre più siamo capaci di vedere e di
vivere la grandezza del mistero, e così cominciare a
realizzare questo imperativo: "Rimanete".
Se continuiamo a
leggere attentamente questo brano del Vangelo di Giovanni,
troviamo anche un secondo imperativo: "Rimanete" e
"Osservate i miei comandamenti".
"Osservate" è solo il secondo livello; il primo
è quello del "rimanere", il livello ontologico,
cioé che siamo uniti con Lui, che ci ha dato in anticipo se
stesso, ci ha già dato il suo amore, il frutto. Non siamo
noi che dobbiamo produrre il grande frutto; il cristianesimo
non è un moralismo, non siamo noi che dobbiamo fare quanto
Dio si aspetta dal mondo, ma dobbiamo innanzitutto entrare
in questo mistero ontologico: Dio si dà Egli stesso. Il suo
essere, il suo amare, precede il nostro agire e, nel
contesto del suo Corpo, nel contesto dello stare in Lui,
identificati con Lui, nobilitati con il suo Sangue, possiamo
anche noi agire con Cristo.
L'etica è
conseguenza dell'essere: prima il Signore ci dà un nuovo
essere, questo è il grande dono; l'essere precede l'agire e
da questo essere poi segue l'agire, come una realtà
organica, perché ciò che siamo, possiamo esserlo anche
nella nostra attività. E così ringraziamo il Signore
perché ci ha tolto dal puro moralismo; non possiamo
obbedire ad una legge che sta di fronte a noi, ma dobbiamo
solo agire secondo la nostra nuova identità. Quindi non è
più un'obbedienza, una cosa esteriore, ma una realizzazione
del dono del nuovo essere.
(...)
qui
la lectio integrale
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