"la
conchiglia... non perdere
il
cammino di Dio..."
Papa
Benedetto pellegrino a
San Tiago de
Compostela
all'omelia
della S.Messa (sabato
6 novembre 2010)
(...)
Qual è il contributo
specifico e fondamentale della Chiesa a questa Europa, che
ha percorso nell’ultimo mezzo secolo un cammino verso
nuove configurazioni e progetti? Il suo apporto è centrato
in una realtà così semplice e decisiva come questa: che
Dio esiste e che è Lui che ci ha dato la vita. Solo Lui è
assoluto, amore fedele e immutabile, meta infinita che
traspare dietro tutti i beni, verità e bellezze
meravigliose di questo mondo; meravigliose ma insufficienti
per il cuore dell’uomo. Lo comprese bene santa Teresa di
Gesù quando scrisse: “Solo Dio basta”.
È una tragedia che
in Europa, soprattutto nel XIX secolo, si affermasse e
diffondesse la convinzione che Dio è l’antagonista dell’uomo
e il nemico della sua liberà. Con questo si voleva mettere
in ombra la vera fede biblica in Dio, che mandò nel mondo
suo Figlio Gesù Cristo perché nessuno muoia, ma tutti
abbiano la vita eterna (cfr Gv 3,16).
L’autore sacro
afferma perentorio davanti a un paganesimo per il quale Dio
è invidioso dell’uomo o lo disprezza: come Dio avrebbe
creato tutte le cose se non le avesse amate, Lui che nella
sua infinita pienezza non ha bisogno di nulla? (cfr Sap
11,24-26). Come si sarebbe rivelato agli uomini se non
avesse voluto proteggerli? Dio è l’origine del nostro
essere e il fondamento e culmine della nostra libertà, non
il suo oppositore.
Come l’uomo mortale si può fondare su
se stesso e come l’uomo peccatore si può riconciliare con
se stesso? Come è possibile che si sia fatto pubblico
silenzio sulla realtà prima ed essenziale della vita umana?
Come ciò che è più determinante in essa può essere
rinchiuso nella mera intimità o relegato nella penombra?
Noi non possiamo vivere nelle tenebre, senza vedere la luce
del sole.
E, allora, com’è possibile che si neghi a Dio,
sole delle intelligenze, forza delle volontà e calamita dei
nostri cuori, il diritto di proporre questa luce che dissipa
ogni tenebra? (...)
qui l'integrale
Il Papa tra Finisterre e Gaudì, l'arca di pietra che
salva dal vuoto di don Pierangelo
Sequeri
Tra la Palestina e Finisterre. La dimensione più ampia
del Cammino di Santiago apre il suo arco fra questi due
estremi, all'interno dei quali si è scritta la storia
cristiana dell'Europa. È l'apostolo Giacomo, qui, la cruna
dell'ago. Fece la spola fra i due estremi in vita e in
morte. Da secoli, un filo ininterrotto passa attraverso la
cruna dell'ago, in mille modi e per mille ragioni, con un
essenziale obiettivo: riconciliare la vita con la propria
destinazione.
Per essere all'altezza della propria origine,
la vita non ha che un'ultima possibile destinazione. Dio.
Mettetela come volete, ma quando abbiamo trovato il nostro
finisterre, nessuno di noi cade nel vuoto. Perché, anche se
non te lo ricordi, e ti prende l'estro di darGli dei nomi di
fantasia, agli estremi del cammino è nel grembo di Dio che
muovi il primo e l'ultimo passo.
Non spunti dal vuoto, in
questo mondo. E per quanto ti spingano allo smarrimento, i
lavacervelli di qui, quando poi ti mollano (perché poi,
quando il gioco si fa duro, ti mollano) non rimbalzi nel
vuoto. È il Cammino, figlio bello. È per gente che sfida
il vuoto della chiacchiera, e vuole vedere le carte. Anzi,
percorre la strada fisicamente: perché, a volte, capita che
ti passino carte truccate.
Noi, in Europa, siamo i figli dei
figli dei figli di quelli che hanno fatto il cammino fra
Betlemme e Finisterre. È fra questi due estremi che abbiamo
imparato il Cammino. E ognuno, poi, ne cerca i segni sulla
strada di casa. Ciascuno la sua.
Le cose essenziali del
cammino fra Betlemme e Finisterre sono scritte nella pietra
di due cattedrali della memoria, attraverso le quali il Papa
Benedetto traccia da oggi il suo filo, anche per noi. La
basilica di Santiago de Compostela e quella della Sagrada
Familia di Barcellona, che domani sarà consacrata basilica
proprio dal passaggio del Papa. Una scintilla del lampo che
viaggia da Oriente a Occidente, annunciando ogni volta il
passaggio del Figlio dell'Uomo, si accenderà di nuovo.
Le
pietre focaie sono quelle del tempo delle cattedrali: quando
la memoria del passaggio del Figlio consacrava il giunto del
cielo e della terra, che impediva alla città di cadere nel
vuoto. Lo sapevano tutti, questo: anche quelli che in chiesa
non ci andavano. È una di quelle verità cosmiche, di cui
tutti sono certi, dentro la quale il Cammino del Signore del
Vangelo si è scavato il suo solco. Le cattedrali hanno
questo di singolare: le loro fondamenta sono assicurate al
cielo (è per questo che le loro guglie si spingono fin
lì). Le fondamenta che stanno sottoterra sono di
complemento: necessarie, ma non sufficienti. Il filo che
unisce le cattedrali impedisce alla terra di diventare
piatta. Un santo antico (l'apostolo Giacomo) ha indicato -
dall'alto - il luogo giusto della prima: la tomba del
testimone, come è accaduto all'inizio di tutto, quando le
chiese proprio lì nascevano.
Un 'santo' moderno (Antoni
Gaudì) ha fatto germogliare dalla terra il seme della nuova
creazione: ci sono anche paperi e gufi nell'arca della Sacra
Famiglia, con gli Apostoli e i Santi. È dall'intenerimento
di Dio per la sorte del pulcino e del pesciolino che capisci
la fantasia d'amore della quale parla la religione
dell'incarnazione.
L'uomo moderno, malinconico com'è, fa lo
spiritoso. Dice, con tono leggero e saputo, che staremo
tutti meglio senza i segni del Cammino che custodisce i
cammini dal vuoto. Il Papa proprio lì va, a infilare la
fune nella cruna dell'ago. E benedice l'Arca dell'alleanza
tra cielo e terra. Quella che, quando la terra finisce,
salva anche i pulcini spiritosi.
Fonte: Avvenire
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