Doni preziosi all' "azione creativa umana?!" ! ...
(circa
l'Enciclica Laudato si')
di
Don Pierangelo Sequeri
La visione di papa Francesco viene da
una lunga e appassionata frequentazione dell'argomento,
che lo ha convinto a farne un tema di primo piano
nell'agenda della dottrina sociale della Chiesa. L'idea di
fondo è che i problemi comunemente rubricati sotto il segno
dell'ecologia sono sintomi, prima ancora che cause, di un
dissesto etico-antropologico del pensiero e dell'azione
creativa dell'uomo. Di qui viene una prima chiave di lettura
complessiva del testo, assai corposo e molto articolato,
dell'enciclica Laudato si'.
Nell'interesse per la casa comune (
oikos, appunto, da cui anche ecologia) si è aperta una
falla consistente, della quale il buco nell'ozono è per
così dire una metafora. Nel contesto odierno, la proiezione
di questa epidemia è fatalmente globale: non la fermi
aggravando i controlli agli aeroporti. Se il mondo della
natura diventa una semplice riserva di materie prime, e si
vogliono società di individui senza comunità di spiriti e
circolazione di doni, tutto ciò che è comune è destinato
a riempirsi di crepe, di rifiuti, di scarti. Materiali e
umani.
L'interrogazione che il Papa cattolico
rivolge al mondo, e non solo ai credenti, va dritta al
sentimento collettivo dell'umana convivenza sul pianeta. Ci
appassiona ancora l'idea della terra come casa comune, alla
cui bellezza dedicare una parte irrinunciabile delle nostre
invenzioni e del nostro lavoro? Ci emoziona ancora
l'immagine della convivenza dei popoli, i cui successi ci
rendono orgogliosi di appartenere al genere umano?
Siamo ancora capaci di stupirci
dell'enigma di questa miracolosa palletta umida, colorata,
e piena di vita, che non assomiglia a niente di niente, fra
tutti i milioni di mondi ai quali abbiamo dato una
sbirciatina? La terra "ci precede", dice
Francesco. E noi "non siamo Dio": potremmo
metterci d'accordo almeno su questo? Dipendesse solo da noi,
non sapremmo proprio come far vivere un mondo. Non è
scientificamente stupido pensare di usare la terra solo per
ingozzarci di merendine e giocare con le macchinine?
Secondo la parola biblica l'essere
umano è la forma spirituale della vita in cui il mondo si
riconosce come creazione di Dio. E l'atto creatore è il
segreto dell'attitudine del mondo a offrire doni sempre
nuovi, che gli esseri umani possono trasformare in beni
condivisi. Questa parola biblica non è mai stata così
indispensabile, forse, come lo è ora (n. 62). Incombe
infatti una cultura predatoria dell'affermazione individuale
di sé, e stili di vita collettiva corrispondenti, che
campano sul saccheggio delle risorse comuni e sulla
distruzione delle forme naturali. Non dobbiamo 'strappare'
alla natura e alla vita i suoi segreti: dobbiamo 'chiederli'.
Nella questione ecologica non si
tratta, in ogni caso, solo di un degrado meramente passivo,
consumistico, residuale. L'umano ingegno ci mette del suo,
per così dire. Ed ecco il secondo vettore di attenzione
dell'enciclica, che impone di metterci una mano sulla
coscienza, invece di intrattenerci con ecologismi ideologici
e di maniera.
La tecnica sovrana, insegnava l'antica
sapienza, è la politica; e la regola sovrana è la
giustizia. La politica è governo della casa comune,
economia domestica su larga scala. Nel nostro mondo
globalizzato è cresciuta la superstiziosa tendenza a
trasferire l' 'oikonomia' salvifica della casa comune alla
finanza e alla scienza, sottraendola alla politica. Gli
effetti dannosi dell'avidità finanziaria e dell'ossessione
tecnocratica, che consumano indiscriminatamente le forme e
le forze vitali della terra, e allargano le porzioni
dell'umanità consegnate alla povertà materiale e
spirituale, sono ormai sistemici. L'omologazione culturale e
giuridica del loro arbitrio, complice l'egemonia del
relativismo, favorisce l'indifferenza e la rassegnazione.
L'intellighenzia d'Europa (e d'Occidente) è ormai un vero e
proprio caso umano: causa, e vittima essa stessa, di una
febbre che ha contagiato le culture e le coltivazioni,
l'habitat sociale e l'ambiente fisico, la costruzione delle
macchine e l'educazione dei bambini. Dopo aver esaltato
l'umanesimo spirituale della persona, ora l'intellettuale
europeo si mostra servizievole verso la sua manipolazione
biologica. La signorìa dispotica del denaro e della
tecnica, dal canto suo, sostiene ormai, con disinvolta
imparzialità, tanto il materialismo consumistico quanto i
fondamentalismi teocratici.
Di qui viene il pressante invito
dell'enciclica a un bagno di umiltà, per l'Occidente, e a
una nuova riconciliazione delle culture con il mistero
dell'atto creatore di Dio (n. 224). La vera religione non ha
nulla a che fare con le potenze mondane del dissesto
planetario e dei sacrifici umani. Intellettuali organici e
politici conniventi non si lasceranno convertire tanto
facilmente. I popoli, però, hanno ragioni d'amore per
l'umanità condivisa che sono più profonde e tenaci di
quelle degli apprendisti stregoni e dei falsi profeti (n.
233). Non per caso, l'enciclica è indirizzata a tutti gli
uomini e le donne del pianeta (n. 13). Del resto, quando si
tratta di ascoltare i gemiti della creatura, che vuole
nascere e rinascere, lo Spirito di Dio "non fa
preferenze di persone, ma chiunque lo teme e pratica al
giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui
accetto" (Atti 10, 34 -35).
Fonte: Avvenire
qui
l'Enciclica
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