Aristide,"uomo di Dio"
(vescovo, missionario del PIME)
Con
il titolo "Il Vescovo partigiano" (ed. EMI, 456
pagine), padre Piero Gheddo racconta di questo "uomo di
Dio", un missionario, autentico testimone di Cristo,
che si è sempre speso fino in fondo in difesa dei poveri e
contro le ingiustizie.
di Antonio
Gaspari
Il Vescovo Aristide Pirovano è stato
partigiano negli anni dell'ultima Guerra Mondiale
(1943-1945), ha salvato dalla morte ebrei e perseguitati
politici, è stato imprigionato dai
nazifascismi, bastonato e torturato. Poi ha lottato tutta la
vita contro il comunismo e il laicismo anti-cristiano.
Nel dopoguerra ha fondato la diocesi
di Macapà in Amazzonia (1948-1965), ha diretto il
Pontificio Istituto Missioni Estere (1965-1977) e infine ha
moltiplicato le opere sociali, sanitarie ed educative di
Marituba, il lebbrosario nella foresta amazzonica che oggi
è diventato una città satellite della grande Belém.
Amico fraterno del Pontefice Paolo VI,
ha avuto al suo fianco in questa opera di carità anche il
Servo di Dio Marcello Candia, che Pirovano stesso aveva
portato in Amazzonia.
A raccontare la storia di questo
grande testimone di Cristo è stato padre Piero Gheddo,
missionario del PIME, già Direttore di "Mondo e
Missione" e di "IM-Italia Missionaria"
(1975-1992), uno dei fondatori della EMI (Editrice
missionaria italiana, 1955) e di Mani Tese (1963), fondatore
e Direttore dell'agenzia "Asia News" (1986-1994),
nonché autore di oltre 80 libri.
Intervistato da ZENIT, padre Gheddo ha
spiegato che tra le tante buone opere che ha fatto,
monsignor Pirovano, in qualità di Superiore Generale, ha
avuto "la capacità e la santità di tenere il PIME
sulla retta via nei tempi della grande confusione del
Sessantotto".
"In quegli anni - rammenta il
padre missionario - era difficile mantenere la fede e il
senso di appartenenza alla Chiesa, nel bel mezzo di grandi
utopie e illusioni di travolgenti attese
rivoluzionarie".
Secondo Padre Gheddo, la protesta
iniziò contro il "potere dei baroni" delle
università, poi si allargò contro ogni oppressione
dell'uomo, per la libertà e per la giustizia. Mentre
l'ideale di una società più giusta e solidale riusciva
simpatica a molti, soprattutto ai giovani.
"Il fiume della contestazione -
ha precisato padre Gheddo - ha travolto ogni argine
contestando la politica, lo Stato, il governo, la legge, la
polizia, i padroni, ma anche il Papa, i Vescovi, le
famiglie, i genitori, la religione e la morale
tradizionale".
Anche per la Chiesa cattolica e le
associazioni cattoliche sembrava impossibile opporsi
all'ondata di contestazione. A questo proposito padre Gheddo
ha sottolineato che il Pontefice Paolo VI nella Pasqua del
1970 spiegò: "Senza Cristo, i più grandi valori e
ideali diventano facilmente disvalori e ideologie negative
per l'uomo e l'umanità".
"In quel grande movimento
culturale - ha continuato padre Gheddo - noi cattolici non
abbiamo saputo inserire Cristo e il Vangelo".
Il padre missionario ha sostenuto che
"in molti sono andati dietro alle mode correnti
inquinate da una lettura nichilista della realtà, dal
radicalismo politico che sognava un 'mondo nuovo' e un 'uomo
nuovo', senza sapere che senza Cristo il mondo nuovo e
l'uomo nuovo non esistono".
A questo proposito, padre Gheddo ha
ricordato che Benedetto XVI, mentre era in vacanza ad Introd
nel 2005, ha affermato che nel tempo della "grande
crisi scatenata dalla lotta culturale del 68', realmente
sembrava tramontata l'epoca storica del cristianesimo".
Secondo il Vescovo di Roma il
Sessantotto ha rappresentato il conflitto tra visione
religiosa e opzione secolaristica della vita dell'uomo.
Infatti, "per tale movimento culturale - aveva
sottolineato il Papa - il tempo della Chiesa e della fede in
Cristo era considerato finito".
"In un tempo in cui, anche nella
comunità ecclesiale, si infiltrò un clima di scetticismo
verso le autorità, e cioè i superiori, i Vescovi, il Papa
- ha concluso padre Gheddo - una delle opere
provvidenziali di monsignor Pirovano nei suoi 82
anni di vita è stato il fermo orientamento dato al PIME in
senso missionario, spirituale e di fedeltà alla
Chiesa".
FONTE: FIDES
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