2017    Anno dedicato alla VOCAZIONE MISSIONARIA laicaLE ad vitam    2018

 


L’apertura solenne di questo anno sarà
domenica 8 ottobre 2017 a Introbio
(Lecco),

paese natale del missionario
Servo di Dio
Fratel Felice TANTARDINI

Presiederà la Messa il Superiore Generale, Padre Ferruccio Brambillasca. Si invitano tutti i missionari che ne avranno la possibilità a parteciparvi; e in particolare si chiede agli animatori di proporre questa giornata ai giovani.

ore 10.30:  s. Messa presieduta dal Superiore Generale, p. Ferruccio Brambillasca
ore 11.30:  Tavola rotonda con testimonianze di missionari laici e su fr. Felice        
ore 12.30:  pranzo fraterno offerto dalla parrocchia                                                   
ore 14.00:  visita ai luoghi di fr. Felice                                                                          
ore 15.00:  animazione e laboratori per i più piccoli                                                     

■  ■
■  ■
.

In data 31 gennaio 2017, la Direzione Generale ha istituito una Commissione per lo studio (storico, teologico e spirituale) sull'identità del missionario laico nel PIME, e per la preparazione dell'anno dedicato al laicato ad vitam per la missione (ottobre 2017- settembre 2018), come per mandato del recente Consiglio Plenario di Hong Kong.

Membri della Commissione sono: P. Davide Sciocco, Vicario Generale (responsabile e coordinatore); Fr. Marco Monti, Consigliere Generale; P. Gabriel Amal Costa, Consigliere Generale; P. Giuseppe Marchesi, Fr. Silvio Morelli, Fr. Fabio Mussi, Fr. Martin Ooralikunnel.

■  ■
■  ■
.

Settimana dei Missionari Laici - giugno 2018

L’incontro dei missionari laici PIME si svolgerà da domenica 3 a sabato 9 giugno 2018 (terminiamo col pranzo) presso la Casa Maria Consolatrice a Santa Severa (Roma).

Questo centro è a circa 45 minuti dalla nostra Casa di via Guerrazzi, ed è sul mare. Vi daremo in seguito il programma preciso di questi giorni, che potrebbero aprirsi con una giornata di convivenza in qualche bel luogo attorno a Roma la stessa domenica 3, per iniziare insieme e nella bellezza queste giornate. Naturalmente la Casa Generalizia sarà disponibile nei giorni precedenti e seguenti l’incontro, previo avviso al rettore.

Obbiettivi di queste giornate sarà quello di ritrovarsi insieme come Missionari Laici, condividere quanto si sta vivendo, avere momenti formativi e di preghiera, riflettere insieme sul PIME e i Missionari Laici nel PIME, fare proposte per l’Assemblea Generale.

Questo il programma:

* Lunedì 4 giugno: L’umanità della fede: fede che umanizza, una fede da umanizzare. Relatrice: suor Ljudimila ANZIC, missionaria per 12 anni in Cambogia.

* Martedì 5 giugno: La Missione del popolo di Dio, la missione ad vitam dei fedeli laici - P. Gianni CRIVELLER.

* Mercoledì 6 giugno: Il ML nel cammino del PIME: presentazione di quanto scritto e fatto negli ultimi decenni circa i ML PIME - Fr. Marco MONTI. Intervento del Superiore Generale

* Giovedì 7 - sabato 9: Condivisione della propria vita missionaria, riflessione sul presente e futuro dei ML nel PIME anche in vista dell’Assembrea Generale

qui il documento finale

 

 

   

 


Fratel Felice mi racconta che sogna di essere morto e si presenta a san Pietro per essere ammesso
fra i santi.

Fratel Felice con Padre Paolo Noè

- Chi sei? -
- Sono il fabbro di Dio! -

- Fabbro? Qui non c'è bisogno di fabbro. Vattene! -
- Ma io ho fatto il fabbro per più di sessant'anni in Birmania e credo di avere il diritto... -
- Fa vedere le tue mani... Troppo pulite per essere quelle di un fabbro. Sei un imbroglione! -
- Si sono pulite da sé in questi ultimi anni, perché ho perso la vista e non ho potuto più lavorare -
- Vattene via di qui! -
- E io non mi muovo; credo di avere le carte in regola, aprimi! -

Intanto la Madonna si era accorta che san Pietro gridava e fratel Felice pure, ed esce a vedere di che si trattasse.

- Cara madonna, vedi, san Pietro non vuole ammettermi tra i santi -
- Fammi vedere le tue carte. Ci metto la mia firma e poi consegnale a San Pietro -

Fuori le mura del paradiso, una folla di straccioni, mal combinata, si era radunata. San Pietro non ci vede più e minaccia. La Madonna interviene, mette la sua firma su ogni carta e... san Pietro deve aprire.

- Chi sono quei pezzenti? -
- Sono i nostri cariani -

Intanto fra Felice, che non era ancora entrato in paradiso, si sveglia: "Disdetta! Ora che stavo per entrare, mi sono svegliato! Però ho capito che la storia del 'fabbro di Dio' conta poco se non
c'è tutto il resto".
                                                                                    
Padre Paolo Noè 
PIME

 

scarica - clicca
scarica - clicca

PREGHIERA PER L’ANNO DEDICATO ALLA VOCAZIONE MISSIONARIA LAICALE AD VITAM PIME
8 OTTOBRE 2017 - SETTEMBRE 2018

Padre datore di vita, che all’uomo hai affidato la tua creazione, fa’ che sull’esempio di fratel Felice, servo buono e fedele, possiamo darti lode, custodendo e valorizzando i tuoi doni, attraverso la nostra creatività e laboriosità.

Padre di misericordia, che nel tuo Figlio hai rivelato il tuo immenso mistero d’amore, e hai chiamato fratel Felice a vivere apostolicamente la fede battesimale nel dono totale di sé come missionario laico in terra birmana, aiutaci a servire te e coloro che ci hai affidato con semplicità di cuore e piena disponibilità attraverso la testimonianza del nostro lavoro quotidiano.

Padre fonte di ogni amore, che col dono dello Spirito Santo offri a tutti la salvezza, in quest’anno dedicato alla vocazione dei missionari laici ad vitam, chiama giovani a scoprire e a vivere con gioia sempre nuova la vocazione missionaria laicale nel nostro Istituto, affinché ogni uomo possa conoscerti e amarti in terra e lodarti eternamente in cielo. Per Cristo nostro Signore. Amen.
.

■  ■
■  ■
.

.  Omelia apertura Anno Missionari Laici PIME (P. Ferruccio, clicca, pdf)

.  Anno Missionari Laici nel PIME: ci si può credere... (clicca, InforPime, pdf)

.  Lo speciale di Mondo e Missione dedicato a fratel Felice  (clicca, pdf)

.  Lo speciale di Mission World, PIME USA (clicca, pdf)

.  Autobiografia di fratel Felice  ("Il fabbro di Dio",  clicca, doc)

.  Li ha fatti santi l'amore sconfinato per la gente (di Giorgio Licini, MeM)

.  Ermeneutica dell'esperienza religiosa di fratel Felice (di R.Mathew, pdf)

.  Fratel Felice Tantardini, «il Santo col Martello» di Piero Gheddo (clicca)

.  Le "grazie" e i “miracoli” di fratel Felice di Piero Gheddo (clicca, AsiaNews)

.  Vita straordinaria dei 7 missionari laici pimini  (clicca, doc)

.  Fratel Marco inaugura al Pime di Gaeta la Mostra su Fratel Felice

.  Serata in onore dei Missionari Laici (clicca, Giornale digitale Pime-Gaeta, in data 13 maggio 2018)

.  Fratel Felice, l'Angelo della Famiglia (bollettino parrocchiale di Introbio, clicca, pdf)

.  Il Convegno del settembre 2018 in Seminario sui Missionari Laici (clicca)

.  Fratel Enrico, intagliare legno e cuore  (da MeM)

.  Fratel Ottorino, tanto più qui in Africa  (da MeM)

.  La crescita spirituale  (di Rondet e Viard)

.  Chiamati a essere fratelli  (lettera di M. Hayet ai Piccoli Fratelli di Gesù)

.  Cristina Togni, cuore amico (clicca, da Agenzia Sir)

.  Cristina Togni, cuore amico, vicino, che cura (clicca, da MeM)

.  La Mostra su fratel Felice all'Ospedale Manzoni di Lecco (gennaio 2019)

 

■  ■
■  ■
.

  Fratel Felice Tantardini, il «fabbro di Dio» in Birmania

Partì come missionario laico del Pime nel 1922 e vi rimase fino al 1991, anno della morte. Una vita spesa al servizio degli altri

  di  GEROLAMO FAZZINI                                                               fonte Avvenire

 Quando si dice l’umiltà. I superiori ti chiedono di scrivere la tua autobiografia, tu obbedisci (anche se ti costa molto scrivere, perché di solito ti occupi di lavori manuali). Una volta finito il faticoso lavoro, nessuno te ne chiede più conto, tant’è che - a un certo punto - pensi a uno scherzo dei confratelli. E così prendi il manoscritto e lo butti nel fuoco. È solo dopo la sciagurata decisione che un altro superiore ti chiede notizie. Tu, desolato, spieghi l’accaduto e, a sorpresa, arriva un nuovo ordine: “Riscrivila!”. Diciamocelo: chi di noi avrebbe dato corso a quello strano comando? Fratel Felice Tantardini, però, abituato alla concretezza, non si perse in discussioni e si rimise pazientemente a scrivere. È questa la singolare storia de Il fabbro di Dio, il volume autobiografico di uno straordinario missionario del Pime, classe 1898, morto nel 1991, che la Emi ripubblica ora in una nuova edizione, corredata da un’antologia di lettere, molte delle quali inedite. La sua è una storia davvero d’altri tempi, anche se la fede e i valori che ha testimoniato la rendono attualissima.

 Originario di Introbio, in Valsassina, Felice aveva studiato solo fino alla terza elementare e poi era andato a lavorare come fabbro. Sogna di partire per la missione, anche se il titolare dell’officina in cui lavora gli vorrebbe dare in sposa una delle sue figlie. Dopo l’esperienza come soldato al fronte nella prima guerra mondiale (rocambolesca la sua fuga in Grecia e il ritorno in patria), entra nel Pime come missionario laico consacrato a vita. Parte per la Birmania nel 1922 e lì vi rimarrà fino al 1991, quando muore all’età di 93 anni. Al suo funerale prende parte una grande folla, composta anche da buddisti e musulmani.

 Una vita, la sua, tutta all’insegna del servizio silenzioso e operoso, che ricorda i trent’anni di Gesù a Nazareth. Padre Piero Gheddo, che ne ha scritto la biografia, l’ha intitolata «Il santo col martello», dal momento che, all’indomani della sua morte, è nata una forte venerazione popolare per la figura ed è in corso il processo di beatificazione.

Scrive Gheddo: «Felice andava dove il vescovo lo mandava e faceva di tutto: fabbro, falegname, ortolano, agricoltore, infermiere, sacrista, capomastro. Sorridente, arguto, disponibile, viaggiava sempre a piedi, capace di percorrere 50 chilometri al giorno su sentieri di montagna e di foresta con 30-40 chiliclicca sulle spalle e per più giorni di seguito».

  In Birmania ha insegnato il catechismo e costruito di tutto: chiese, scuole, case parrocchiali, ospedali, Seminari, orfanotrofi, conventi, ponti. Un uomo abituato alla fatica, sempre col martello in mano, la pipa in bocca e un Rosario appeso alla cintura. Già, perché Felice aveva una fede solida come le montagne da cui proveniva e una devozione particolare per Maria. Ancora padre Gheddo: «Si alzava alle 4,30 del mattino andava a dormire alle 22. Passava un’ora in chiesa recitando i suoi tre Rosari quotidiani e alla sera faceva un’ora di adorazione».

 In Italia Felice è tornato una sola volta, nel 1956. Tuttavia, il legame con la sua gente, il suo paese, i benefattori e i superiori del Pime è rimasto vivissimo, lungo gli anni, grazie ad un fitto epistolario (circa 500 lettere). «Da un punto di vista spirituale – scrive Marco Sampietro che ha curato il volume – queste lettere sono uno specchio fedele dell’anima di fratel Felice: tra le righe emerge, infatti, una dimensione umana, quotidiana del suo essere missionario al 100% e nel contempo la sua spiritualità “francescana” vissuta “in unione con il buon Dio e la cara Madonna”».

 

■  ■
■  ■
.

  La normalità di fratel Felice: straordinaria!

Un bambino come tanti altri ma…

Felice trascorre spensieratamente la sua infanzia a Introbio con papà Battista, l’adorata mamma Maria, le sorelle Maria, Luisa, Adelaide e Anna, i fratelli Giuseppe e Primo.

Quella di Felice è una famiglia non solo numerosa ma anche profondamente religiosa: alla sera recita del rosario in comune e, finito il rosario, tutti a letto. “Non dimenticherò mai - scrive fratel Felice nella sua autobiografia - la raccomandazione di mia madre: «Ricordatevi figliuoli, di non tralasciar mai le vostre preghiere, per quanto brevi; e non mettersi a dormire come cani!». Quest’esortazione materna mi è sempre risonata nell’animo, spronandomi a esser fedele alle preghiere della sera, in qualsiasi luogo io fossi, solo o in compagnia, anche durante la vita militare e la prigionia”[1].

Il piccolo Felice frequenta con profitto la locale scuola elementare ed è sempre promosso con i massimi voti in tutte le materie, complici le cure premurose e attente della sorella maggiore Maria e della mamma che lo seguono in tutto, persino nella calligrafia.

Terminata la terza elementare, la mamma gli fa ripetere la classe per fargli “acquistare un po’ più d’istruzione”[2]. Dopodiché comincia a lavorare come apprendista fabbro presso l’officina del fratello maggiore Giuseppe. Gli anni passano tra lavoro, giochi sul sagrato della chiesa con gli altri ragazzini del paese e letture di romanzi di avventure e altri libri.

Nel 1911, all’età di 13 anni, Felice rimane orfano di padre, morto tragicamente in un’alluvione. La mamma Maria diventa il faro della sua vita ancora in crescita. “La mamma, «donna forte», non si lasciò abbattere dall’inattesa sciagura. A costo di sacrifici, che solo il Signore ha potuto registrare nel libro d’oro della sua vita, dimentica di se stessa e sollecita solo di noi suoi figli, ci sorresse e ci temprò con fortezza e amore. Oh quanto ringrazio il buon Dio di avermi dato una tal madre!”[3].

Mamma Maria è una madre molto attenta e premurosa, ma soprattutto una grande educatrice. Felice racconta che quando aveva circa 10 anni, tornando dal lavoro e passando di fianco a un campo di granoturco, vede delle belle pannocchie quasi mature e non resiste alla tentazione di prenderne una. “Arrivato a casa, con la mia pannocchia in mano, rimasi sorpreso a incontrare l’opposizione di mia madre: «Dov’hai preso questa pannocchia?». «L’ho colta nel campo di...» e dissi il nome. «Immediatamente vieni con me!», fece lei con lo cipiglio risoluto. E mi condusse dalla famiglia del padrone di quel campo. C’era in casa solo la moglie. «Comare, questa pannocchia appartiene a voi; è stata presa dal vostro campo. Riprendetevela, e scusatemi della marachella di mio figlio». Dicendo così, me la tolse di mano e gliela porse. Quella buona donna si schermiva: «Ma no, Maria, non fa niente. È cosa da poco. E poi, si sa, i ragazzi son sempre ragazzi!». La mia mamma fu irremovibile: «Niente affatto. È cosa che non doveva fare. Deve imparare a non rubare!». E imparai la lezione, e non l’ho più dimenticata, e il vizio del rubare, sia pur piccole cose, non ha mai sfiorato il mio animo. Oh, se tutte le mamme facessero così, credo che di ladri ce ne sarebbero ben pochi!”[4].

Una vita, quella di Felice, semplice e normale ma improntata ad una forte educazione cristiana in famiglia.

                     Marco Sampietro
.

[1] FELICE TANTARDINI, Il fabbro di Dio. Con rosario e martello missionario in Birmania. Autobiografia, lettere e
      testimonianze, EMI, Bologna 2016, p. 20.
[2] Ivi, p. 18.
[3] Ibidem.
[4] Ivi, p. 19.

■  ■
■  ■

 

.


          a breve