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MISSIONARI  

  IERI E OGGI

 

 

Gennaio, tanti appuntamenti 

Abbiamo appena salutato l'anno nuovo. Il treno speciale della vita ha ripreso a correre. Come sarà il 2008? Prudenza vuole che teniamo i piedi per terra e che ci affidiamo al buon Dio. Se è vero che "Chi bene incomincia è a metà dell'opera", diamo il giusto risalto a 4 ricorrenze che impegnano chiunque "pensa missione". 

6 gennaio: Giornata dell'Infanzia Missionaria.   Questo il riferimento o programma: "Ragazzi missionari in tutto il mondo". Tutti i bambini del mondo possono annunziare ai loro coetanei che Gesù è venuto ed è rimasto tra noi. 

16 gennaio: Festa del Beato Paolo Manna. Noi del Pime festeggeremo solennemente nel Duomo di Avellino dove, durante una funzione religiosa che avrà inizio alle ore 17,00, il Vescovo di Aversa Mario Milano consegnerà la reliquia del santo missionario al Vescovo Francesco Marino. 

18-25 gennaio: Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, che si celebra da 100 anni. Questo il tema guida per i Cattolici, Ortodossi e Protestanti: "Pregate continuamente"  (1Tessalonicesi 5,17).
  L'appello sottolinea che la vita nella comunità cristiana è possibile solo attraverso una vita di preghiera. Inoltre ribadisce che la preghiera è una parte integrante della vita dei cristiani, proprio nella misura in cui essi desiderano manifestare l'unità che è data loro da Cristo, un'unità non limitata ad accordi dottrinali e dichiarazioni formali, ma che trova espressione in "quel che occorre alla tua pace" (Lc 19, 41), in azioni concrete che esprimono e costruiscono la loro unità in Cristo e fra loro. 

27 gennaio: 55.a Giornata Mondiale del Malati di Lebbra. L'AIFO ci ricorda che oltre 800 persone si ammalano ogni giorno. Si stima che siano almeno altrettanti, quotidianamente, i casi non identificati. La lebbra oggi è una malattia curabile, ma nelle aree più povere del mondo essa continua a colpire a causa dell'assenza di servizi sanitari, della carenza di igiene e di una corretta alimentazione ed in fine a causa anche dei pregiudizi culturali che portano molte persone a nascondere la malattia anziché curarla. Anche i missionari del Pime si interessano degli ammalati di lebbra,  particolarmente in India, Brasile e Paesi dell'Africa.

 

Ecumenismo oggi

Nel 2006 l’Ecumenismo (movimento per arrivare all’unificazione tra cattolici, ortodossi e protestanti) ha fatto notevoli passi avanti.
Ecco alcune note prese da una riflessione di p. Paolo Gamberini, S.I.

Nel suo primo messaggio (20.IV.2005),  al termine della concelebrazione eucaristica con i cardinali elettori nella Cappella Sistina, il neo-eletto Papa Benedetto XVI ribadì l’impegno ecumenico del Successore di Pietro, affermando di voler «fare quanto è in suo potere per promuovere la fondamentale causa dell’ecumenismo» e voler  «coltivare ogni iniziativa che possa apparire opportuna per promuovere i contatti e l’intesa con i rappresentanti delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali»

In questi appena due anni di pontificato Benedetto XVI ha confermato più di una volta la sua volontà di essere fedele all’azione dello Spirito e al movimento ecumenico… Cardinale Crescenzio Sepe e S. B. Bartolomeo I Patriarca di Costantinopoli

Come ha ripetuto il card. Kasper siamo entrati in una fase importante e nuova dell’ecumenismo: quella del realismo e della fine di ogni forma di «umanesimo bonario» e di «relativismo ecclesiologico». È finito, perciò dice Kasper, «l’ecumenismo di coccole o di facciata, in cui si desiderava solamente essere gentili gli uni con gli altri». In questi vari anni di paziente lavoro ecumenico, fatto sia di incontri che di riflessione teologica, ci si è resi conti che ogni Chiesa e Comunità ecclesiale non è disposta a rinunciare alla propria identità e al proprio modo di intendere il cammino ecumenico. Dopo la stagione della ricerca del consenso ad ogni costo, è iniziata la fase dell’identità ad ogni costo. I protestanti ribadiscono che la vera e l’unica Chiesa di Cristo non c’è ancora sulla terra, mentre cattolici e ortodossi ribadiscono con fermezza che questa Chiesa esiste ed è la propria. Queste due posizioni sono inconciliabili tra di loro e ciascuno ferisce l’altro, anche inconsapevolmente, ogni volta che riafferma il proprio punto di vista. Per questo motivo Kasper – nel recente Concistoro – ha auspicato di rivedere «la forma, il linguaggio» e il modo con cui si presentano in pubblico dichiarazioni ufficiali della Chiesa che possono offendere il partner ecumenico. «Non dobbiamo offendere la sensibilità degli altri o discreditarli; non dobbiamo puntare il dito su ciò che i nostri interlocutori ecumenici non sono e su ciò che essi non hanno». 

Benché i cristiani confessano la stessa ed unica fede in Gesù Cristo e nella Trinità, e amministrano lo stesso battesimo, fra di loro non c’è ancora una vera unità ecclesiale. Per questa ragione non è possibile riunirsi insieme attorno alla mensa del Signore e mangiare dell’unico pane eucaristico né bere all’unico calice… 

 

Nella «Terza Assemblea Ecumenica Europea» celebrata a Sibiu/Hermannstadt  in Romania dal 4 al 9 settembre di quest’anno si sono fatte sentire in maniera molto forte le difficoltà che permangono tra i cristiani d’Europa. Benché non ci sia un’alternativa possibile all’ecumenismo, né la Chiesa cattolica né la Chiesa ortodossa sono disposte a rinunciare alla propria identità e alla propria missione nei confronti di un’Europa sempre più secolarizzata e indifferente al messaggio cristiano. 

Specialmente gli ortodossi rifiutano ogni cedimento alla mentalità secolarizzata e liberale dell’Europa. Il rappresentante del Patriarcato di Mosca, Cirillo di Smolensk, ha denunciato come la perdita di una comune visione morale sull’uomo, radicata nel cristianesimo, renda le chiese più deboli e vulnerabili in Europa. Per resistere all’indifferenza religiosa e per combattere l’ateismo pratico i cristiani dovrebbero cercare alleati in altre religioni e sviluppare con costoro relazioni interreligiose…

Dopo quasi un decennio di assenza di contatti nel 2006 si sono riallacciati i legami tra la delegazione cattolica e quella ortodossa in un incontro tenutosi a Belgrado. Nell’ottobre di quest’anno a Ravenna si è incontrata la X Sessione plenaria della Commissione mista del dialogo teologico fra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa. Il documento di Ravenna, intitolato «Conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa», ha segnato una svolta importante. Cattolici e ortodossi si sono trovati d’accordo nel riconoscere a livello universale della Chiesa una forma di primato (protos) che solamente il Vescovo di Roma potrebbe esercitare, come è avvenuto nel primo millennio. Il documento di Ravenna, tuttavia, afferma che cattolici e ortodossi «non sono d’accordo sull’interpretazione delle testimonianze storiche di quest’epoca per ciò che riguarda le prerogative del vescovo di Roma in quanto protos, questione compresa in modi diversi già nel primo millennio».

Per la tradizione ortodossa, infatti, seguendo alla lettera il Canone Apostolico 34 della Tradizione, le varie forme di primato – sia a livello locale (vescovo), sia a livello regionale (patriarca), sia a livello universale (papa)  – sono sempre esercitate non senza il consenso di tutti.  Il proseguo del dialogo ecumenico tra cattolici e ortodossi dovrà trovare, perciò, una forma di esercizio del primato petrino che, «pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra a una situazione nuova» (Giovanni Paolo II, Lettera enciclica «Ut Unum sint», n. 95). Il primato universale del Vescovo di Roma potrebbe essere esercitato – dal punto di vista giuridico – in maniera diversa in Occidente e in Oriente, salvaguardando così le rispettive tradizioni ecclesiologiche: latina e bizantina.

Per essere fedeli al cammino dello Spirito è necessario che l’ecumenismo si apra anche con quelle realtà meno ufficiali e rappresentative delle varie chiese, come sono i movimenti, i gruppi ecumenici di base, e i monasteri,  realtà queste piene di vitalità e di forza spirituale. 

Nell’immediato futuro sarebbe auspicabile, inoltre, che ogni chiesa invitasse le altre a partecipare con osservatori ai propri incontri ufficiali, come è già avvenuto per la Chiesa cattolica nel recente Sinodo dei vescovi e durante i funerali di Giovanni Paolo II.  Sarebbe inoltre un forte segno visibile di unità, se per esempio il lunedì di Pentecoste, il Papa, il Patriarca di Costantinopoli e quello di Mosca, l’Arcivescovo di Canterbury e il Presidente del Consiglio Ecumenico delle Chiese in Europa, si incontrassero per una pubblica e comune testimonianza di fede in una città diversa, ogni anno in una diversa città: a Roma, a Istanbul, a Mosca, a Canterbury e a Wittenberg.

 P. Ferdinando Germani ha licenziato alla stampa la seconda edizione aggiornata di "I Nostri Fratelli Separati nel pensiero del Beato Paolo Manna".

 Per acquistarlo prendere contatto con l'autore che si trova nella Casa del Pime di Ducenta (tel. 081 814 12 01).

 

   Pensiero del mese

Il rimedio dei rimedi alle nostre disunioni è proprio un più grande spirito cristiano, e cioè una nostra maggiore adesione al santo Vangelo, al quale spesso la nostra vita pratica è così poco conforme. Cattolici, ortodossi e protestanti, non siamo abbastanza cristiani, e perciò non siamo impressionati dalla bruttezza della separazione, e vi siamo abituati, tanto da non sentire più ribrezzo e rimorso.

Beato Paolo Manna (Fratelli separati e noi, p. 371).

 

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