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MISSIONARI  

  IERI E OGGI

 

 

"Agosto, desgosto"

  Traduco per i non brasiliani:
Agosto dispiacere
.  Proprio in Brasile mi dissero che da quelle parti il mese di agosto non porta fortuna. Purtroppo la pensano un po' come i creduloni nostrani, che non si sposerebbero mai nel mese di novembre… 

  A me piace agosto e lo vedo come luglio: due mesi durante i quali non solo si riposa e si prende la tintarella, ma che ci regalano tante opportunità per rivedere le nostre posizioni, per una vita sempre più impegnata. Abbiamo maggiore opportunità di incontrare persone che hanno dimenticato di mettere al primo posto il Signore e quindi di svolgere una vera missione con la nostra testimonianza di vita.

Festa dell'Assunta aFaro Superiore (ME)

  E poi, diciamo la verità, agosto piace un po' a tutti perché il 15 onoriamo la Madonna con la festa dell'Assunta. In quel giorno ricordiamoci di invocarla; come facciamo se Lei non illumina il nostro cammino? Un ultimo consiglio: quel giorno facciamo venire un po' di nostalgia di cielo!

 

Adolescenza: Tempo di rischiare

 Cari adolescenti, beati voi che vivete nel tempo dei sogni! Iniziando l'estate penso di interessarvi con questa riflessione; anzi fatemi sapere se siete d'accordo o meno su quanto vi dirò. 

Mi raccomando, non fate come Maria di S. Felice a Cancello, che mi ha chiesto un consiglio e non mi ha comunicato il suo indirizzo…

Vedete, ragazzi, immagino la vostra età come una grande partita da giocare; ma proprio perché il risultato è incerto, siete costretti a rischiare il tutto per tutto. Certo la vittoria sarebbe il giusto premio per la messa in gioco, tuttavia temete di essere sconfitti. 

Disponete di tante qualità: intelligenza, forza fisica, convinzioni religiose..., il tutto sostenuto da un entusiasmo incredibile. 

Vi appassionano i supermen dei fumetti, dei romanzi e dello sport. Vorreste imitare le loro gesta, farvi notare dagli altri...e, perché no, essere utili a qualcuno. Tuttavia quando state per decidere c'è sempre qualcosa che vi frena, vi impressiona un certo rischio che crea in voi la paura di non farcela.  

Esaminando con attenzione i vostri piani di azione, questa paura potrebbe diventare certezza di fallimento se l'obiettivo non è importante e i mezzi usati non sono adeguati. I grandi personaggi vi possono insegnare qualcosa.

 

Madre Teresa di Calcutta (Skopje, 26 agosto 1910 - Calcutta, 5 settembre 1997), è stata una religiosa albanese, fondatrice della congregazione delle Missionarie della Carità.

Il suo lavoro tra le vittime della povertà di Calcutta l'ha resa una delle persone più famose al mondo. Ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 1979. È stata proclamata beata da papa Giovanni Paolo II. 

Ha detto: "Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l'aborto, perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa. [...] Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c'è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te di uccidere me".

Perché Madre Teresa ha avuto tanto successo? Credeva nel comandamento di Gesù: "Ama il prossimo tuo come te stesso", e a questo prossimo ha donato la sua vita.

 

Martin Luther King Jr. (Atlanta, 15 gennaio 1929 - Memphis, 4 aprile 1968) è stato un politico, attivista e pastore protestante statunitense, leader dei diritti civili. 

È stato il più giovane Premio Nobel per la pace della storia, riconoscimento conferitogli nel 1964 all'età di soli trentacinque anni.

Il suo nome viene accostato per la sua attività di pacifista a quello di Gandhi, il leader del pacifismo della cui opera King è stato un appassionato studioso, ed a Richard Gregg, primo americano a teorizzare organicamente la lotta nonviolenta. 

L'impegno civile di Martin Luther King è condensato nella Letter from Birmingham Jail (Lettera dalla prigione di Birmingham), scritta nel 1963, che costituisce un'appassionata enunciazione della sua indomabile crociata per la giustizia. 

Unanimemente riconosciuto apostolo della resistenza non violenta, eroe e paladino dei reietti e degli emarginati, Martin Luther King si è sempre esposto in prima linea affinché fosse abbattuta nella realtà americana degli anni '50 e '60 ogni sorta di pregiudizio etnico. 

Celeberrimo è rimasto il discorso che tenne il 28 agosto 1963 durante la marcia per il lavoro e la libertà davanti al Lincoln Memorial di Washington e nel quale pronunciò più volte la fatidica frase "I have a dream" (Io ho un sogno) che sottintendeva l'attesa che egli coltivava, assieme a molte altre persone, perché ogni uomo venisse riconosciuto uguale ad ogni altro, con gli stessi diritti e le stesse prerogative, proprio negli anni in cui - per dirla con le parole di Bob Dylan - i tempi stavano cambiando e solo il vento poteva portare una risposta.

Detto tra noi, anche chi sceglie la vita missionaria rischia abbastanza. Ma se la scelta è motivata dall'appello di Gesù che chiama ad annunziare il Vangelo ed ha una voglia matta di fare del bene a chi ha bisogno di Fede e di solidarietà, allora vale la pena di rischiare. 

Molti hanno già provato, e dicono di essere felici. Se tutto questo è vero, provate ad essere missionari, per sentire, un domani, la gioia della scelta fatta. Posso darvi un consiglio? Date importanza alle cose importanti.

 

  I detti dei nostri missionari

Amo Giovanni XXIII per la stretta amicizia che lo legò al grande p. Manna, colui che ha incentivato fortemente il movimento missionario nel 1900 e vero padre della mia anima. 

Lo amo per l'interessamento personale con cui visitò e aiutò il mio caro seminario di Ducenta; lo amo perché si è sempre dedicato alla causa missionaria; per la predilezione che sempre manifestò per il Pime, per il mio Istituto; lo amo perché è succeduto nel Patriarcato di Venezia, dopo altri, al nostro Fondatore mons. Angelo Ramazzotti, il cui corpo nel mese di marzo 1958, egli personalmente dalla Basilica di S. Marco lo portò nella nostra chiesa di Milano. 

Amo Giovanni XXIII per gli aiuti concessi alla nostra e alle altre Prelazie dell'Amazonas. 

Ma non è solo per questi motivi che amiamo il Papa. Un missionario, figlio di un Istituto che pregia di essere chiamato Pontificio, ama il Papa, ogni Papa, principalmente per un motivo di fede, per ragioni teologiche. Perché non c'è Chiesa senza il Papa.

Mons. Arcangelo Cerqua

 

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