Nella «Terza Assemblea Ecumenica Europea» celebrata
a Sibiu/Hermannstadt
in Romania dal 4 al 9 settembre di quest’anno
si sono fatte sentire in maniera molto forte le
difficoltà che permangono tra i cristiani d’Europa.
Benché non ci sia un’alternativa possibile
all’ecumenismo, né la Chiesa cattolica né la
Chiesa ortodossa sono disposte a rinunciare alla
propria identità e alla propria missione nei
confronti di un’Europa sempre più secolarizzata e
indifferente al messaggio cristiano.
Specialmente gli ortodossi rifiutano ogni cedimento
alla mentalità secolarizzata e liberale
dell’Europa. Il rappresentante del Patriarcato di
Mosca, Cirillo di Smolensk, ha denunciato come la
perdita di una comune visione morale sull’uomo,
radicata nel cristianesimo, renda le chiese più
deboli e vulnerabili in Europa. Per resistere
all’indifferenza religiosa e per combattere
l’ateismo pratico i cristiani dovrebbero cercare
alleati in altre religioni e sviluppare con costoro
relazioni interreligiose…
Dopo quasi un decennio di assenza di contatti nel
2006 si sono riallacciati i legami tra la delegazione
cattolica e quella ortodossa in un incontro tenutosi a
Belgrado. Nell’ottobre di quest’anno a Ravenna si
è incontrata la X Sessione plenaria della Commissione
mista del dialogo teologico fra Chiesa cattolica e
Chiesa ortodossa. Il documento di Ravenna, intitolato
«Conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura
sacramentale della Chiesa», ha segnato una svolta
importante. Cattolici e ortodossi si sono trovati
d’accordo nel riconoscere a livello universale della
Chiesa una forma di primato (protos)
che solamente il Vescovo di Roma potrebbe esercitare,
come è avvenuto nel primo millennio. Il documento di
Ravenna, tuttavia, afferma che cattolici e ortodossi
«non sono d’accordo sull’interpretazione delle
testimonianze storiche di quest’epoca per ciò che
riguarda le prerogative del vescovo di Roma in quanto protos,
questione compresa in modi diversi già nel primo
millennio».
Per la tradizione ortodossa, infatti, seguendo alla
lettera il Canone Apostolico 34 della Tradizione, le
varie forme di primato – sia a livello locale (vescovo),
sia a livello regionale (patriarca),
sia a livello universale (papa)
– sono sempre esercitate non senza il
consenso di tutti.
Il proseguo del dialogo ecumenico tra cattolici
e ortodossi dovrà trovare, perciò, una forma di
esercizio del primato petrino che, «pur non
rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua
missione, si apra a una situazione nuova» (Giovanni Paolo II, Lettera
enciclica «Ut Unum sint», n. 95). Il primato
universale del Vescovo di Roma potrebbe essere
esercitato – dal punto di vista giuridico – in
maniera diversa in Occidente e in Oriente,
salvaguardando così le rispettive tradizioni
ecclesiologiche: latina e bizantina.
Per essere
fedeli al cammino dello Spirito è necessario che
l’ecumenismo si apra anche con quelle realtà meno
ufficiali e rappresentative delle varie chiese, come
sono i movimenti, i gruppi ecumenici di base, e i
monasteri, realtà
queste piene di vitalità e di forza spirituale.
Nell’immediato futuro sarebbe auspicabile, inoltre,
che ogni chiesa invitasse le altre a partecipare con
osservatori ai propri incontri ufficiali, come è già
avvenuto per la Chiesa cattolica nel recente Sinodo
dei vescovi e durante i funerali di Giovanni Paolo II.
Sarebbe inoltre un forte segno visibile di unità,
se per esempio il lunedì di Pentecoste, il Papa, il
Patriarca di Costantinopoli e quello di Mosca,
l’Arcivescovo di Canterbury e il Presidente del
Consiglio Ecumenico delle Chiese in Europa, si
incontrassero per una pubblica e comune testimonianza
di fede in una città diversa, ogni anno in una
diversa città: a Roma, a Istanbul, a Mosca, a
Canterbury e a Wittenberg.
P. Ferdinando Germani
ha licenziato alla stampa la
seconda edizione aggiornata di "I Nostri Fratelli
Separati nel pensiero del Beato Paolo Manna".
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Pensiero
del mese
Il rimedio dei rimedi alle nostre disunioni è proprio un più grande
spirito cristiano, e cioè una nostra maggiore
adesione al santo Vangelo, al quale spesso la nostra
vita pratica è così poco conforme. Cattolici,
ortodossi e protestanti, non siamo abbastanza
cristiani, e perciò non siamo impressionati dalla
bruttezza della separazione, e vi siamo abituati,
tanto da non sentire più ribrezzo e rimorso.
Beato Paolo Manna (Fratelli separati e noi, p.
371).
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