>> Ogni anno, la
Quaresima ci offre una provvidenziale occasione per
approfondire il senso e il valore del nostro essere
cristiani, e ci stimola a riscoprire la misericordia
di Dio perché diventiamo, a nostra volta, più
misericordiosi verso i fratelli.
Nel tempo quaresimale la Chiesa
si preoccupa di proporre alcuni specifici impegni che
accompagnino concretamente i fedeli in questo processo
di rinnovamento interiore: essi sono la preghiera, il
digiuno e l'elemosina. Quest'anno, nel consueto
Messaggio quaresimale, desidero soffermarmi a
riflettere sulla pratica dell'elemosina, che
rappresenta un modo concreto di venire in aiuto a chi
è nel bisogno
e, al tempo stesso, un esercizio
ascetico per liberarsi dall'attaccamento ai beni
terreni. Quanto sia forte la suggestione delle
ricchezze materiali, e quanto netta debba essere la
nostra decisione di non idolatrarle, lo afferma Gesù
in maniera perentoria: "Non potete servire a Dio
e al denaro" (Lc 16,13). L'elemosina ci aiuta a
vincere questa costante tentazione, educandoci a
venire incontro alle necessità del prossimo e a
condividere con gli altri quanto per bontà divina
possediamo…
>> Nel Vangelo è
chiaro il monito di Gesù verso chi possiede e
utilizza solo per sé le ricchezze terrene. Di fronte
alle moltitudini che, carenti di tutto, patiscono la
fame, acquistano il tono di un forte rimprovero le
parole di san Giovanni: "Se uno ha ricchezze di
questo mondo e vedendo il proprio fratello in
necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in
lui l'amore di Dio?" (1 Gv 3,17). Con maggiore
eloquenza risuona il richiamo alla condivisione nei
Paesi la cui popolazione è composta in maggioranza da
cristiani, essendo ancor più grave la loro
responsabilità di fronte alle moltitudini che
soffrono nell'indigenza e nell'abbandono. Soccorrerle
è un dovere di giustizia prima ancora che un atto di
carità.
>> Invitandoci a
considerare l'elemosina con uno sguardo più profondo,
che trascenda la dimensione puramente materiale, la
Scrittura ci insegna che c'è più gioia nel dare che
nel ricevere (cfr At 20,35).
Quando agiamo con amore esprimiamo la verità del
nostro essere: siamo stati infatti creati non per noi
stessi, ma per Dio e per i fratelli (cfr 2 Cor 5,15).
Ogni volta che per amore di Dio condividiamo i nostri
beni con il prossimo bisognoso, sperimentiamo che la
pienezza di vita viene dall'amore e tutto ci ritorna
come benedizione in forma di pace, di interiore
soddisfazione e di gioia…
>> L'elemosina
educa alla generosità dell'amore. San Giuseppe
Benedetto Cottolengo soleva raccomandare: "Non
contate mai le monete che date, perché io dico sempre
così: se nel fare l'elemosina la mano sinistra non ha
da sapere ciò che fa la destra, anche la destra non
ha da sapere ciò che fa essa medesima" (Detti e
pensieri, Edilibri, n. 201). Al riguardo, è quanto
mai significativo l'episodio evangelico della vedova
che, nella sua miseria, getta nel tesoro del tempio
"tutto quanto aveva per vivere" (Mc 12,44).
La sua piccola e insignificante moneta diviene un
simbolo eloquente: questa vedova dona a Dio non del
suo superfluo, non tanto ciò che ha, ma quello che
è. Tutta se stessa.
>> Cari fratelli e
sorelle, la Quaresima ci invita ad
"allenarci" spiritualmente, anche mediante
la pratica dell'elemosina, per crescere nella carità
e riconoscere nei poveri Cristo stesso.
I detti dei nostri
missionari
"Io penso al mio ideale:
spandere nelle anime la Luce e l'amore, e tramontare
negli ardori della carità, scomparire in seno a Dio!
Scomparire dalla vista degli uomini, ma non riposare:
portar, come il sole, sorrisi e vita ad altre anime,
sempre, finché ci sia tenebra e freddo nel mondo!
Laggiù, il cielo è cosparso d'un fantastico
pulviscolo d'oro, quasi residuo di ali angeliche.
Fioriscono allora sul labbro le Avemaria… Portatele
lontano, o Angeli, sulle terre desolate a cui
sospiriamo! Vi rigermineranno, un giorno, in fiori di
cielo…".
P. Pasquale Ziello ( 1901-1976),
scrive sulla nave che lo portò verso la Birmania,
dove giunse il 18 febbraio 1928
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