La simbologia successiva ha avuto la prontezza di
concretizzare il messaggio riportato dall'evangelista
Giovanni: ai piedi della croce è stato posto un vaso
pieno di terra, e su di essa è stato versato un calice
di vino, a memoria del sangue versato da ogni
missionario martire
Tale gesto ha rappresentato
soltanto l'introduzione al momento probabilmente più
sentito: la lettura del martirologio.
Una lettura
sicuramente non sterile, dal momento che lo spirito che
la ha accompagnata è risultato carico della speranza di
vedere realizzato quanto segue:
"Se il chicco di
grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece
muore, produce molto frutto".
Al nome di ogni
missionario morto nell'anno 2007, dunque, è stata
portata all'altare una spiga di grano che, deposta nel
vaso ai piedi della croce, ha reso chiara l'espressione
di Tertulliano "Il sangue dei martiri è seme dei
Cristiani".
Il quadro riassuntivo dell'anno 2007
mostra come ancora elevato sia il numero di missionari
uccisi:
15 sacerdoti, 3 diaconi, 1 religioso, 1
religiosa, 1 seminarista, di cui 5 nativi dell'America,
4 Africani, 4 Europei e 8 Asiatici. Le uccisioni sono
state realizzate in continenti differenti:
7 in America,
4 in Africa, 2 in Europa e 8 in Asia.
Subito dopo si è
passati all'ascolto delle testimonianze lasciate da
padre Carzedda, missionario del Pime ucciso nelle
Filippine nel 1992;
don Peppino Diana, sacerdote
diocesano assassinato nel 1994 in Italia;
padre Ottorino
Maule, missionario saveriano martirizzato in Burundi nel
1995;
suor Leonella Sgorbati, missionaria della
Consolata, uccisa nel 2006 in Somalia.
La veglia si è conclusa con la preghiera comunitaria,
espressione della fede e della speranza che il popolo di
Dio nutre nella forza redentrice e salvifica della Croce
di Cristo.
L'atmosfera che il ricordo del sangue dei
Martiri ha creato nei cuori dei presenti sente ora la
necessità di essere alimentata piuttosto che farla
diventare qualcosa di effimero.
È un'esperienza che
deve temprare il carattere di ogni Cristiano, affinché
si riesca ad accogliere la vita come un dono e, allo
stesso tempo, ad acquisire il coraggio di sacrificarsi
per divenire partecipi dell'Amore del Padre, quell'Amore
"che dona tutto, che si offre a tutti, senza limiti
fino agli estremi confini della Terra".
Antonio Russo
Il gruppo Giovani e Missione,
ancora insieme Ducenta, 6 aprile 2008
Un nutrito gruppo di ragazzi ha
preso parte alla giornata organizzata a Ducenta da
"Giovani e Missione", sotto la guida dei Padri
del Pime Mario Vincoli e Giuseppe Carrara, e le
Missionarie dell'Immacolata.
Sono stati accesi i riflettori sul tema: Africa,
missione e inculturazione.
P. Giuseppe Carrara, dopo la
preghiera iniziale, ha parlato dell'inculturazione del
Vangelo.
E' partito dalla felice descrizione: L'inculturazione
è un processo per cui nell'attività di
evangelizzazione vengono utilizzati e valorizzati gli
aspetti della cultura a cui ci si rivolge. Ha proseguito
richiamando i criteri e i principi che regolano
l'inculturazione:
1) Cristologico: Cristo è
modello di inculturazione; si è fatto uomo; si è
inserito pienamente nella vita della gente del suo
tempo. Cristo ha saputo essere critico verso la cultura,
per portare la novità del Vangelo. Spesso ha trovato
resistenze, e per questo è stato messo in croce.
2) Ecclesiologico:
l'inculturazione è un'attività della Chiesa nella sua
totalità e unità; la comunicazione e l'unità possono
frenare il processo di inculturazione, ma lo rendono
più efficace, perché testimoniano il centro del
Cristianesimo: l'Amore.
3) Antropologico: I'inculturazione
promuove l'uomo, tutto l'uomo nella *dimensione fisica:
liberazione dalle sofferenze e dalla morte; *dimensione
sociale: liberazione dall'ingiustizia; *dimensione
razionale: liberazione dall'ignoranza; *dimensione
spirituale: liberazione dal peccato.
Suor Paola Vizzotto,
Missionaria dell'Immacolata, è venuta da Roma per
raccontare nel pomeriggio la "sua Africa".
Tanti ricordi e tanti episodi degli anni trascorsi in
Camerun, dove ha "sudato" per inculturarsi.
Camminare con la gente e condividere tempo e salute con
il gregge che Gesù le aveva affidato è stata la
costante della sua vita di Missionaria consacrata a
vita. Giornalista affermata, ha trovato tempi e modi per
veicolare, quasi ponte della comunicazione, ai lettori
della terra d'origine esperienze e testimonianze che
edificano tutti quelli che mettono la Missione al posto
d'onore.
Ha lavorato particolarmente nelle
carceri del Camerun, dove ha sentito la chiamata ad
essere la suora che cammina con quest'ultimi della
terra.
Ha dato diversi input per far capire a chi
ascoltava con interesse che la vocazione missionaria è
una grande scelta; lei non si è mai pentita di aver
fatto della missione la sua vita.
Ha dato per scontato
che ci possono essere ostacoli che si oppongono alla
proposta del Signore; ma tutto ciò che è grande va
conquistato con impegno. Ci ha detto una signora del
secondo gruppo ospite del Pime di Ducenta: "Come ha
parlato bene quella suora, durante la messa".
Era
proprio suor Paola che ha rivolto ai giovani una sua
riflessione durante la celebrazione eucaristica. Oggi
suor Paola Vizotto, ritornata dall'Africa, si dedica
all'apostolato delle carceri di Rebibbia.
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