Riceviamo e
pubblichiamo
S. Natale 2009
Carissimi amici e sostenitori dei
progetti del Centro S. Martino,
Il Natale che si avvicina e' l'occasione per elevare i
nostri cuori riconoscendo che c'e' un evento che ci
sorprende nella nostra quotidianita'. Questo evento e'
il farsi vicino di Gesu', che nasce per portare speranza
a tutti. Lui ci sorprende insieme alle persone con cui
camminiamo ogni giorno e ci invita a lasciare che la
nostra strada sia illuminata dalla sua luce, riscaldata
dal suo amore e percorsa in sua compagnia. E' allora una bella occasione per
condividere con tutti voi un po' del nostro cammino
insieme a quello delle persone che sono con noi al
Centro S. Martino della missione di Nostra Signora della
Misericordia. Tutto questo con molta gratitudine al
Signore che l'ha reso possibile anche attraverso l'aiuto
concreto che ciascuno di voi ci da'.
Al Centro S.Martino continuano le varie attivita': con i
ragazzi delle Case della Speranza l'anno scolastico in
corso, e' incominciato da fine maggio con la presenza di
85 bambini e bambine. Alcuni dei bambini che erano con
noi lo scorso anno hanno potuto rientrare stabilmente
nelle loro famiglie di origine perche' si sono create
situazioni favorevoli a un ricongiungimento. Altri nuovi con grossi problemi
familiari alle spalle, sono stati accolti. Una meta'
circa di questi bambini sono completamente orfani e
abbandonati e dovranno stare con noi fino all'eta'
adulta; un'altra meta' viene da situazioni familiari
disastrate, ma che rimangono un punto di riferimento
importante per tutti loro e qualche volta si evolvono
positivamente cosi' da permettere un rientro stabile in
famiglia.
Il desiderio di ciascun bambino e'
quello di rivedere i genitori, per questo una volta al
mese incoraggiamo i genitori a venire a trovare i figli,
e organizziamo feste per attirarli a stare un po' coi
loro figli. Phraeo e Phloi sono due sorelline di 5 e 7
anni, abbandonate dalla mamma dopo che il papa' e'
rimasto gravemente menomato a causa di un incidente.
Sono felici qui con noi, perche' cerchiamo di dare loro
tutte le attenzioni possibili, ma ogni volta che la piu'
piccola mi vede mi chiede con tristezza " oggi mi
accompagni a trovare mio papa' vero?'' La gioia che lei
prova ogni volta che riesce a visitare suo padre e'
riflessa negli occhi sorridenti del padre che a malapena
riesce a reggersi in piedi ma che si rianima quando le
figlie tornano a casa a trovarlo.
Ci sono poi i circa 700 bambini
poveri delle baraccopoli che assistiamo con le borse di
studio perche' sia possibile che vadano a scuola in modo
regolare. Cerchiamo anche di seguirne l'andamento
scolastico e sostenere le famiglie, offriamo loro
momenti di incontro e formazione per allargare i loro
orizzonti e i loro cuori.
Tra loro gli adolescenti sono particolarmente seguiti
con un momento formativo ogni sabato organizzato dai
nostri collaboratori. Vogliamo dare a questi ragazzi una
prospettiva in questo periodo cosi' delicato della loro
vita. Ci aiuta in questo anche un gruppo di seminaristi
che ogni sabato e Domenica affiancano il nostro
personale e organizzano attivita' varie per loro.
Nelle baraccopoli seguiamo sempre
le molte situazioni di malattia, abbandono e disagio.
Quest'anno un gruppo di novizi cappuccini con il loro
padre maestro si sono affiancati ai nostri collaboratori
e una volta la settimana visitano i malati e organizzano
momenti di condivisione e preghiera per gruppi di donne
delle baraccopoli. Diventa cosi' un'esperienza che arricchisce
entrambi ed aiuta a crescere.
Da quasi un anno poi, due
missionarie Saveriane, Sr. Caterina e Sr. Antonella sono
venute a lavorare con noi dedicandosi in particolare a
portare in tutte queste iniziative la luce di Gesu'.
Insieme a Sr.Angela che e' responsabile della Casa degli
Angeli, per I bimbi andicappati, formano ora una
comunita' che con la sua presenza testimonia Gesu' a
tanti che ancora non lo conoscono. Il 7 Novembre abbiamo
celebrato la festa di S.Martino di Tours patrono del
nostro centro, abbiamo voluto che fosse una giornata di
riconoscenza per i nostri benefattori, per l'occasione
abbiamo invitato tutti i benefattori thailandesi e
pregato anche per tutti voi. Durante il pranzo i nostri
bambini e giovani si sono esibiti con vari numeri
intrattenendo gli ospiti e divertendosi.
Quest'anno abbiamo cercato di dare
piu' attenzione alla ricerca di un sostegno locale, e
nonostante sia stato un anno di crisi economica per
tanti, abbiamo avuto un crescendo di interesse e aiuti
concreti, sia in soldi che in natura. Oltre ai singoli,
diverse scuole e parrocchie sono venute a visitarci e ci
hanno dato il loro sostegno. Quando uno compie gli anni
una delle abitudini qui in Thailandia, e' quella di
festeggiarlo donando un pasto ai piu' bisognosi. Anche
al Centro S.Martino si vedono ora diverse persone venire
e sponsorizzare un pasto in occasione di compleanni..
Anche diversi gruppi di giovani offrono del loro tempo
libero per organizzare attivita' ricreative per i nostri
ragazzi. Il coinvolgimento di tanti anche
con piccoli gesti e' segno e profezia della possibilita'
di un nuovo modo di vivere che ci rende piu' vicini e ci
fa fratelli , e' il mondo che Gesu' ci ha annunciate
facendosi uomo come noi.
Anche in questo Natale che viene
Gesu' vuole farci dono di se' stesso, affinche' ripieni
di Lui apriamo il nostro cuore agli altri. Mentre vi
assicuriamo la nostra gratitudine e le nostre preghiere
vi porgo a nome di tutti i collaboratori del Centro
S.Martino i nostri migliori auguri di Buon Natale e
Felice anno Nuovo.
Che il Signore Gesu' ricompensi la
vostra generosita' con pienezza di gioia.
P. Raffaele e P. Adriano
"Si é fatto simile a me
perché io Lo potessi accogliere...Ha preso il mio volto
perché io da Lui non mi distolga" (Odi
di Salomone)
Carissimi amici e parenti che
siete in Italia, vi giunga questo semplice biglietto di
auguri nella solennità del Natale, mistero centrale
della nostra fede cristiana e motivo di gioia per quanti
si sono messi alla sequela del Dio della gioia e della
condivisione con le sorti dei poveri e emarginati. Il
Signore, facendosi carne come uno di noi e assumendo la
condizione di bimbo, ha voluto darci l'esempio
dell'amore che si manifesta nell'umiltà e nello
svuotamento da sè e di sè. Ha voluto insegnarci la
legge imperitura del servizio che si manifesta nella
tenerezza e nella gioia di camminare al passo dei poveri
e di quelli che il mondo considera inutili e
"soprannumerari".
La festa del Natale
riaccende in noi l'entusiasmo dell'annuncio missionario
alle genti perchè come i pastori di Betlem anche noi
sappiamo ricevere la notizia sconvolgente del Dio
"umanato", amante dell'umanità, e portarla ai
confini della terra con quella gioia e semplicità che
caratterizza i piccoli e privilegiati di Dio.
Se
perdessimo questa ingenuità divina e questo fascino di
Dio nella piccolezza, anche noi ci lasceremmo prendere
dalle dinamiche del mondo che ci intrappola nel laccio
del cinismo e della mancanza di speranza.
Anche noi
perderemmo il gusto di sognare che un mondo come Dio lo
vuole è possibile e cadremmo nelle fauci
dell'apparentemente vittorioso fatalismo del sistema
neoliberista. Al contrario, la contemplazione del
"bimbo avvolto in fasce in una mangiatoia con Maria
e Giuseppe" nella più estrema povertà, ci
restituisce lo slancio e la gioia di riconoscerlo
proprio nel volto dei poveri, ai quali ha voluto per
primi manifestare la sua giovialità e compassione. E'
quello che ho vissuto in questo primo anno e mezzo
messicano, sforzandomi di servire i fratelli che ha
voluto affidarmi nell'ascolto e nella condivisione con
le loro vite e le loro storie, tutte caratterizzate da
una ricerca autentica della pace nella giustizia e da
una volontà di costruire un mondo a misura del Regno di
Dio, in mezzo a una situazione sociale dominata dalla
violenza del narcotraffico e dalla estrema
diseguaglianza tra ricchi e poveri che lascia ai margini
molti fratelli, immagine e somiglianza di Cristo.
Il
Signore mi ha fatto sperimentare con mano che significa
vivere in un mondo dove domina l'indifferenza all'altro,
l'esclusione e l'emarginazione del povero che nonostante
tutto mantiene salda la fede nel Dio della Vita. Ma allo
stesso tempo, ho potuto anche vivere e condividere
quello che solo i poveri sanno insegnare e vivere: la
speranza e la passione per il Regno nella costruzione
della giustizia e della pace.
Gli innumerevoli volti di
bimbi dei "cerros mexicanos", le mamme e le
donne coraggiose delle comunità di base, le espressioni
cariche di tristezza mista a speranza di chi valica il
"muro della vergogna" tra gli Stati Uniti e il
Messico in cerca di un futuro migliore e la
testimonianza di sacerdoti coraggiosi che hanno dato la
vita per il Vangelo, hanno rinsaldato in me il desiderio
di essere missionario del Vangelo, fedele a Cristo e
alla Chiesa, uomo senza frontiere, fratello universale,
e annunciatore e testimone della Parola che si è fatta
carne e che possiamo abbracciare e toccare nella carne
martoriata del povero.
Un grazie a quanti in questi mesi
mi hanno manifestato la loro vicinanza con la preghiera,
lettere, email e qualche aiuto economico: il Signore vi
ricompensi abbondantemente! Che possiate vivere questo
Natale con la stessa carica di novità gioiosa con cui i
pastori ricevettero la notizia sconvolgente e con
l'inquietudine che deve caratterizzare i missionari del
Vangelo nell'andare, partire e annunciare che il "
Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo
a noi" (Gv 1,14). FELIZ NAVIDAD
Y PROSPERO
AñO NUEVO
P. GIOVANNI MANCO pime manco.giovanni@pime.org
manco.giovanni@libero.it Facebook: giovanni manco
I cavallucci del presepe
di Adriano Madonna
Ci sono milioni di presepi nel
mondo, ma quello del centro d'immersione Costa
d'Argento, di Porto Santo Stefano, è davvero originale:
è un presepe subacqueo e ci sono i cavallucci di mare
con il Bambinello
Quando gli amici del Costa d'Argento Diving Center,
all'Argentario, hanno costruito il loro presepe
subacqueo, non sapevano che di lì a poco il Santo
Bambino avrebbe avuto degli ospiti: come i re magi, sono
giunti dei cavallucci di mare, ai quali, evidentemente,
il presepe è piaciuto, e vi si sono stabiliti. Il
presepe subacqueo di Porto Santo Stefano è diventato,
così, uno dei presepi più originali del Mediterraneo. E sì, perché in tanti anni di mare un presepe
subacqueo (anche se oggi ce ne sono tanti) con dei
cavallucci di mare dentro proprio non lo avevo mai visto
prima. Quando, dunque, Enzo Polimeni mi ha raccontato
del presepe con i cavallucci, mi è venuta una gran
voglia di vederlo.
Siamo partiti in una giornata di
novembre, una di quelle giornate d'autunno con la
nebbiolina bassa e il sole che s'indovina dietro un muro
di grigio. C'era mare fresco, un tantino mosso, ma
Paolo, che ci aspettava a Porto Santo Stefano, aveva
detto che la visibilità era discreta e una capatina al
presepe si poteva fare. Paolo aveva già caricato le
bombole e le aveva trasportate davanti alla spiaggetta.
Di là siamo entrati in acqua e dopo un paio di colpi di
pinne eravamo davanti al presepe. Il Bambinello
sorrideva sul fondo del mare, sotto la grotta di rete, e
tutt'intorno c'era un'atmosfera magica, poi… ecco il
primo: un ippocampo mezzo giallo e mezzo bruno che con
la sua pinna vibrante si fa un giretto attorno alla
natività. Di lì a poco, eccone un altro, ma questo è
ancora più straordinario, perché con la coda si ancora
al braccio di una stella di mare tutta rossa e se ne sta
là, con il muso proteso in avanti, quasi a guardare il
Bambinello che sorride. La scena è talmente singolare
che m'incanto a guardarla, dimenticandomi di darmi da
fare con la macchina fotografica. Poi Stefano Saliola mi
tocca una spalla, come a dirmi che se non mi sbrigo una
scena del genere non la fotograferò mai più. Inquadro
nel reflex Bambinello e cavalluccio e faccio partire i
lampi dei flash.
Sott'acqua vedo entrambe le specie
dei cavallucci marini del Mediterraneo: Hippocampus
hippocampus e Hippocampus guttulatus.
Quest'ultimo si riconosce per le lunghe appendici sulla
testa e lungo il dorso. Più appariscente dell'ippocampo
camuso, il crestato, che con le ramificazioni sul capo
assume l'aspetto di una figura mitologica, è di una
colorazione più chiara e spesso è completamente
giallo.
Saremmo stati a lungo a contemplare il Bambinello con i
suoi ippocampi, che sembravano la versione subacquea del
bue e dell'asinello, ma il mare rinforzava e si doveva
tornare a terra. Mentre nuotavamo in fretta verso la
spiaggetta, mi sono girato indietro e ho dato un'ultima,
veloce occhiata a quella grotta in fondo al mare dov'era
nato Gesù fra i cavallucci marini. Sembrava una novella
di Giovannino Guareschi. Buon Natale a tutti!
E' nata una nuova rivista
interculturale del Pime
S'intitola "E VAI! (un Mondo
ti aspetta)" e si rivolge a bambini e ragazzi dagli
8 ai 12 anni (IV Elementare-II Media).
Un "supporto cartaceo" per l'animazione
missionaria e l'educazione ai valori interculturali. Per
"essere attenti", come formatori ed educatori,
ai "segni dei tempi" e ai linguaggi che
mutano. La rivista -simpatica, coloratissima, ricca di
spunti per riflessioni e indicazioni pratiche su come
"animare" i cammini formativi dei più
giovani- è nata da una domanda fondamentale: "Che
cosa si aspettano le nuove generazioni" da una
rivista ecclesiale per gruppi missionari, parrocchiali,
diocesani, scuole e associazioni? Una sfida senza
concorrenti, oltretutto, visto che di periodici così,
dedicati a quella particolare fascia d'età e con queste
tematiche e questi intendimenti davvero non ce n'erano
prima di "E VAI!". Grande l'attenzione alle
testimonianze positive, alle storie, ai linguaggi non
verbali, alla comunicazione e promozione di valori.
A
chi si rivolge, allora? Ai ragazzi, innanzitutto, ma
anche alle famiglie, ai catechisti, ai sacerdoti, ai
religiosi, agli animatori, agli insegnanti. C'è una
rubrica per "interagire", necessaria per
"ascoltare" i lettori/bambini e monitorare
costantemente il loro gradimento, accettando consigli e
valutando l'interesse effettivo e le scelte editoriali.
Abbonarsi è facile: 8 numeri all'anno costano 20 Euro;
8 numeri più le guide book per insegnanti, 25 Euro.
Scuole e gruppi hanno una promozione interessante: 10
Euro ad abbonamento.
Sandra Cervone
Per
informazioni: Centro Missionario PIME, via Mosè Bianchi
94, 20149 Milano Tel.: 02/43822362; www.pimemilano.com
P. Romano Giuseppe. 58 anni
missionario in India
di
Piero Gheddo
Padre Giuseppe Romano è morto il
4 dicembre scorso a Rayapuram nella profonda India
rurale dello stato di Andhra Pradesh (sud-ovest del
continente indiano), dopo quasi sessant'anni di vita
nella sua patria di adozione.
E' uno di quei missionari che,
come si dice, non fanno notizia, cioè sono del tutto
ignorati dai mass media perché non sono coinvolti in
alcuna "contestazione" ecclesiale o politica,
non predicano la rivoluzione sociale ma solo Gesù
Cristo. Ma padre Romano aveva tante avventure da
raccontare, ad esempio come nasce la Chiesa in ambiente
del tutto pagano o non cristiano, vincendo mille
difficoltà ed ostacoli naturali e umani, con l'aiuto di
Dio e la tenacia nella fedeltà alla propria vocazione
missionaria. Romano è nato a Teriasca, piccola frazione
sulle colline di Sori (Genova) nel 1924, studia nel
seminario diocesano ed è ordinato sacerdote dal card.
Siri nel 1949. L'anno seguente entra nel Pime e nel 1951
parte per l'India dove ha lavorato fino a pochi giorni
fa. Il Pime ha una lunga tradizione di apostolato e di
santità in India, dove è giunto nel 1855 ed è ancor
oggi presente ormai con numerosi sacerdoti indiani e
alcuni italiani, poiché da una trentina d'anni il
governo ha chiuso le porte ai missionari
stranieri. Padre Giuseppe fa parte di questa
lunga trasmissione di uno spirito missionario fondato
sulla fede e lo spirito di sacrificio di vivere immersi
nell'ambiente indiano, adottando in tutto o quasi il
loro povero stile di vita. In 58 anni di India (è
tornato in Italia solo tre volte per brevi periodi) ha
fondato due parrocchie: Kettepally (1957-1983) e poi
Rayapuram fino alla morte. Ma di parrocchie ne ha
fondate una decina con tutte le strutture necessarie e
parecchi villaggi di cristiani convertiti, che poi
passavano ad un altro missionario.
Padre Romano è stato soprattutto
un pastore di anime e parlava volentieri del tipo di
annunzio cristiano e di come la grazia di Dio e il suo
tipo di approccio alle persone e ai villaggi portavano a
poco a poco risultati di conversioni e battesimi. L'ho
visitato tre volte, nel 1964 e 1977 a Kettepally e nel
2005 a Rayapuram. La prima e seconda volta ricordo che
raccontava soprattutto di incontri con serpenti e bestie
feroci, con briganti e guerriglieri "naxaliti",
maoisti che si ispirano alle teorie di Mao Zedong sulla
rivoluzione rurale e sulla "Lunga Marcia"
dalle campagne verso la capitale, allora molto diffusi
nell'Andhra Pradesh e nella regione abitata da Romano,
il "Telengana". Lui li spiazzava col suo carattere
non ansioso nè aggressivo, ma mite e cordiale anche se
fermo nelle situazioni più difficili. All'inizio del
suo apostolato aveva incontrato molte difficoltà e
resistenze dall'ambiente indù e di casta (proprietari
di terre), ma in genere era molto ben voluto dalla gente
comune. Però nel 2005 mi ha portato in casa del guru
del villaggio, di cui era amico, il quale teneva ben in
vista nella sua abitazione il Sacro Cuore donatogli da
padre Giuseppe.
L'ultima volta che l'ho visitato,
a Rayapuram, mi diceva: "Vedi, grazie a Dio ho
battezzato parecchie migliaia di persone e decine di
villaggi, ma posso dirti che non ho mai imposto nulla a
nessuno. Anzi, prima di battezzare quelli che chiedono
di diventare cristiani, nei due-tre anni di catecumenato
sono molto severo. Debbo convincermi che vogliono
davvero entrare nella Chiesa, perché so che se vengono
per motivi umani, non avrò mai cristiani autentici e
forti nel resistere alle inevitabili pressioni per farli
tornare all'induismo". Gli ho chiesto perché,
secondo lui, avvengono le conversioni a Cristo, per
quale motivo fondamentale: "E' un mistero - diceva
- della grazia di Dio e della volontà dell'uomo. Spesso
si fanno cristiani quelli che non ho mai aiutato e non
quelli che aiuto in vari modi. Io prego, parlo
dell'amore a Cristo in tutte le circostanze, esercito il
più possibile la carità evangelica verso tutti,
rendendomi disponibile alle loro necessità. Poi lascio
fare a Dio, senza preoccuparmi dei risultati della mia
azione". Dai suoi convertiti sono nati una ventina
di ragazzi diventati sacerdoti e circa 45-50 ragazze che
sono suore.
Ma padre Romano non è stato solo
un evangelizzatore. Dai parenti e amici in Italia, che
rispondevano alle sue lettere ed appelli, riceveva
notevoli somme di denaro che spendeva per la gente più
povera: organizzava cooperative agricole e di
artigianato (da finanziare), costruiva casette per i
senza casa, costruiva scuole nei villaggi e manteneva
negli studi ad Hyderabad decine di giovani e ragazze
(ogni anno faceva la festa degli della parrocchia anche
delle scuole superiori), riscattava terre per i senza
terra, scavava decine e decine di pozzi per una terra
povera d'acqua e via dicendo. Visitandolo a Rayapuram
(febbraio 2005), nell'intervista che gli ho fatto mi
diceva che se mai avesse avuto dubbi sulla fede o sulla
sua chiamata alle missioni, "cinquanta e più anni
di apostolato mi hanno confermato nella bontà della
scelta che ho fatto. Tocco spesso con mano la forza del
Vangelo, non solo nelle conversioni dei pagani, ma nella
pace che le comunità cristiane portano nei villaggi. Tu
non immagini quante lotte, conflitti, vendette e
ammazzamenti ci sono anche tra i poveri. Il Vangelo
vissuto porta il perdono, il rispetto delle persone e
l'amore a tutti. Porta la pace. Dopo una vita difficile
ma piena di soddisfazioni, ringrazio il Signore che mi
ha chiamato e mandato in India".
Lo
sapevate che...
Come
nacque Tu scendi dalle stelle?
Lo
racconta in un volume del 1896, Lo Spirito di S.
Alfonso, il redentorista padre Berruti: "Alfonso la
compose in Missione, in casa di don Michele Zambadelli,
che gli dava ospitalità.
"Quando
il cantico fu finito, don Michele chiese il permesso di
copiarlo, ma il Santo gli rispose che non poteva
darglielo prima che fosse stampato, poi andò in Chiesa
lasciando il cantico sulla tavola. Don Michele lo copiò
segretamente e se lo mise in tasca. La
sera, essendo il tempo di Natale, il Santo intonò il
nuovo cantico dinanzi al popolo meravigliato e don
Michele l'ascoltava estatico, quando ad un tratto il
cantore non ricordandosi più di alcuni versi,
s'interrompe e dice al chierico accanto a lui: andate a
chiedere a don Michele la copia della canzoncina, l'ha
in tasca.
Nel ricevere questa ambasciata, don Michele
divenne rosso e stava per consegnare il foglio, ma già
il Santo continuava il suo canto. Tornato a casa, disse
scherzando a don Michele, confuso e sconfitto, che gli
avrebbe intentato un processo per furto del
manoscritto...".
Renato Caserta

Scriveteci! Dateci
la gioia di dialogare con voi,
sentire che ne pensate dei missionari, quali
consigli
dareste per fare qualcosa di buono per gli altri.
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